Cronache

Emergenza aggressioni Ora i medici studiano come difendersi col judo

Corsi di arti marziali a Pavia, a Belluno di lotta israeliana: «Insegniamo come mettersi in salvo»

Emergenza aggressioni Ora i medici studiano come difendersi col judo

L'ultimo episodio è avvenuto giovedì. Nel giorno della festa della donna, una dottoressa della guardia medica leccese è stata molestata da un paziente che le aveva chiesto una visita a domicilio. La donna si è salvata dalla violenza grazie alla sua prontezza: è riuscita a scappare e a chiamare la polizia. Casi come questi nel nostro Paese sono numerosi. Nei pronto soccorso, sulle ambulanze, durante i turni di notte e anche in casa. E così adesso la categoria ha deciso di correre ai ripari.

Succede a Pavia dove l'Ordine professionale della provincia ha lanciato corsi di autodifesa proprio per i medici. Il programma è partito il 23 febbraio ed è tenuto la psicologi, istruttori di judo e ispettori di polizia. Quattro lezioni, otto ore in totale, con parti teoriche e pratiche per aiutare i dottori a sentirsi più sicuri. «Non si pretende di rendere una giovane dottoressa o un esile dottore in grado di mettere al tappeto un eventuale malintenzionato - precisa il segretario provinciale dello Snami, Salvatore Santacroce -, ma semplicemente di metterli nelle condizioni di adottare tutte le misure possibili per evitare spiacevoli complicazioni e metterli in salvo». Per il momento l'iniziativa sta riscontrando successo, soprattutto fra le donne, spesso vittime di violenze proprio mentre lavorano. E così l'Ordine lombardo è già al lavoro per lanciare la seconda edizione.

La stessa cosa ha fatto l'Ordine di Belluno, che proprio in queste settimane ha avviato il suo corso, nel quale vengono insegnate le tecniche di difesa del krav maga. Misure evidentemente necessarie per mettere un freno a un fenomeno sempre più frequente. Basti pensare che recentemente il presidente dell'Ordine dei medici di Roma, Mario Falconi, ha fornito un dato allarmante: nove camici bianchi su dieci subirebbero una qualche forma di violenza senza denunciarla. Schiaffi, spinte, insulti, botte e in alcuni casi danni fisici. Nel 45% di casi si tratterebbe di donne. Il 60% subisce minacce verbali, il 20% percosse, il 10% atti di vandalismo e un altro 10% violenza a mano armata. In questo clima surreale il 65% dei medici italiani ammette di sentirsi sotto pressione nella pratica della sua professione.

E in effetti i casi di cronaca sono molto numerosi. Lo scorso dicembre un dottore della provincia di Salerno è stato costretto a vivere una notte di terrore. Una persona con il volto coperto è entrata nel presidio medico dove lavorava l'uomo è lo ha prima aggredito verbalmente e poi ferito. Solo in Campania, Regione particolarmente esposta a questi episodi, i casi come questo sarebbero circa 40 al giorno. Sempre a dicembre un altro episodio era capitato nell'ospedale Loreto Mare di Napoli dove un paziente arrivato con un'ambulanza della Croce Rossa si è scagliato prima contro i sanitari del pronto soccorso e poi anche contro i vigilantes. E poi, ancora, c'è la storia del medico aggredito a febbraio nel pronto soccorso di Legnago (Verona) da un uomo con problemi psichiatrici. Il camice bianco è stato preso a pugni, e ha ricevuto una prognosi di 50 giorni. Lui stesso ha raccontato di aver denunciato altre tre aggressioni in dieci anni. Infine, sempre a febbraio un altro caso di violenza ha visto protagonista un sanitario della guardia medica di Torritta di Siena.

La categoria adesso è esasperata e dopo inutili appelli al governo, ha deciso di provare a difendersi da sola.

Commenti