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Ennesima ingerenza europea: "L'Italia riconosca le unioni gay"

Strasburgo si schiera con le lobby arcobaleno: "L'Italia a garantire il riconoscimento legale delle coppie dello stesso sesso". Il diktat rischia di inasprire lo scontro a pochi giorni dall'esame del ddl Cirinnà

Ennesima ingerenza europea: "L'Italia riconosca le unioni gay"

Un'altra volta l'Europa mette becco negli affari italiani. E lo fa a pochi giorni dall'arrivo del ddl Cirinnà sulle unioni civili in parlamento. "Incoraggio l'Italia a garantire il riconoscimento legale delle coppie dello stesso sesso così come stabilito dalla Corte Europea dei Diritti Umani e come accade nella maggior parte degli Stati membri del Consiglio d'Europa". Pubblicando su Twitter il link su una sentenza della Corte di Strasburgo di ottobre 2015, il segretario generale del Consiglio d'Europa, il norvegese Thorbjorn Jagland, entra a gamba tesa su un tema spinoso che sta dividendo profondamente l'Italia.

Il parlamento è a un bivio. Una spaccatura bipartisan divide la politica. Nel mezzo corre il ddl Cirinnà che, tra le tante novità, riconosce le coppie omosessuali e garantisce, anche ai gay, la stepchild adoption che permette l'adozione del figlio del coniuge. Gli appelli di papa Francesco e della Cei a difesa della famiglia tradizionale hanno "armato" i cattolici che sabato prossimo si ritroveranno a Circo Massimo per il Family Day. L'Europa si è immancabilmente schierata con le associazioni arcobaleno che chiedono il riconoscimento delle unioni omosessuali. Oggi Jagland ha rilanciato su Twitter la sentenza sul cosiddetto "ricorso Oliari" su cui la Corte di Strasbrugo si è pronunciata a luglio 2015. In quell'occasione l'Italia era stata, infatti, condannata per la violazione dei diritti di tre coppie gay. Nella sentenza i giudici del Consiglio d'Europa avevano affermato all'unanimità che l'Italia aveva violato l'articolo 8 della Convenzione dei Diritti Umani.

Il caso riguardava tre coppie omosessuali, guidate dal presidente di Gaylib, Enrico Oliari, che si erano rivolte a Strasburgo dopo aver chiesto ai Comuni di residenza di poter fare le pubblicazioni per sposarsi e aver ottenuto un rifiuto.

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