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Eolico, arrestati i due Arata. Una tegola per il Carroccio

In manette l'esperto di Energia e il figlio, già al centro del caso Siri. Il gip: "In dote a Nicastri i rapporti con la Lega"

Eolico, arrestati i due Arata. Una tegola per il Carroccio

Non è più il caso Siri da quando l'ormai ex sottosegretario ai Trasporti della Lega, indagato per corruzione nell'ambito di un'inchiesta sull'eolico, lo scorso maggio è stato «licenziato» dal premier Conte ed è ancora sotto inchiesta a Roma. Ma la vicenda è quella. E dopo essere stata un caso politico per settimane, è riesplosa ieri all'alba con l'arresto di Francesco Paolo Arata, l'ex consulente per l'Energia della Lega del ministro Salvini ed ex deputato di Fi, e del figlio Francesco, ritenuti soci occulti dell'imprenditore dell'eolico Vito Nicastri, vicino all'entourage del latitante Matteo Messina Denaro, e già indagati da mesi per un giro di mazzette alla Regione Sicilia. Le accuse sono quelle di corruzione, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni. Per il momento non è stata riconosciuta l'aggravante mafiosa contestata invece dalla Procura, anche se il gip ritiene che negli affari degli impianti eolici tra Arata e Nicastri ci sarebbe un «elevato rischio di infiltrazioni di Cosa nostra». L'ordinanza di custodia cautelare è stata notificata anche a Nicastri in carcere, dove era stato rispedito ad aprile perché dai domiciliari continuava a fare affari illegali comunicando anche dal balcone. In manette anche suo figlio Manlio.

Per la Procura di Palermo gli Arata avrebbero messo a disposizione delle attività imprenditoriali di Nicastri i loro influenti contatti con esponenti della Lega, «effettivamente riscontrati e spesso sbandierati da Arata medesimo». Nell'ordinanza di custodia cautelare ci sono dialoghi nel corso dei quali Nicastri sollecita Arata a far intervenire il senatore Armando Siri per sostenere una persona da loro sponsorizzata. Il «sistema» messo sotto accusa dai magistrati palermitani riguarda le procedure e le autorizzazioni per gli impianti di biogas, mini-eolico e fotovoltaico. Tra gli indagati ci sono tre funzionari della Regione Sicilia, dove ieri sono state effettuate perquisizioni negli uffici dell'assessorato Territorio e Ambiente. «Arata - scrive il gip Guglielmo Nicastro - ha fatto tesoro della sua precedente militanza politica in Forza Italia per trovare canali privilegiati di interlocuzione con esponenti politici regionali siciliani ed essere introdotto negli uffici tecnici incaricati di valutare, in particolare, i progetti relativi al bio-metano». Incontri, espressamente citati nell'ordinanza di custodia cautelare, che per il gip dimostrano non solo gli interessi comuni tra Nicastri e Arata ma anche come quest'ultimo fosse in grado di muoversi agilmente tra la burocrazia regionale, anche incontrando assessori e politici di vario livello. Sarebbe stato il presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè a introdurre Paolo e Francesco Arata negli uffici dell'assessorato alle Attività produttive della Regione. Gli Arata, dopo un appuntamento avuto con l'assessore Mimmo Turano, parlando con un interlocutore riportano l'esito favorevole dell'incontro con un importante esponente del governo regionale siciliano, che aveva avuto nei loro confronti un approccio amichevole e si era detto disponibile a sostenere politicamente i loro progetti nell'ambito del bio­metano. Un settore, quello delle energie rinnovabili, su cui Cosa Nostra aveva messo gli occhi sei anni fa.

Tanto che Totò Riina, nel carcere di Opera, criticava già nel 2013 con un detenuto la decisione del latitante Matteo Messina Denaro di speculare nel settore eolico, reo di tralasciare gli affari tradizionalmente oggetto delle attività criminale di Cosa Nostra per dedicarsi ai «pali».

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