Cronaca giudiziaria

Erba, l'ultimo processo

Oggi a Brescia la prima udienza per la revisione della sentenza di condanna. Rosa e Olindo saranno in aula. La battaglia sulle prove tra accusa e difesa

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Due killer spietati o due sprovveduti? Si apre oggi a Brescia l'udienza del processo di revisione alla condanna per la Strage di Erba, la mattanza dell'11 dicembre 2006 nella quale morirono Raffaella Castagna, suo figlio Youssef, la mamma Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Contro Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all'ergastolo per la più efferata strage dal Dopoguerra, ci sono tre prove che hanno retto al vaglio di 26 giudici fino alla Cassazione: il riconoscimento del supertestimone Mario Frigerio, la macchia di sangue nel battitacco della Seat Arosa della coppia e la confessione dei due in carcere, poi ritrattata.

La strage è stata vivisezionata su tv, giornali, podcast come Anime nere o Il grande abbaglio e libri - l'ultimo è L'inferno di Rosa e Olindo (Ponte alle Grazie) di Riccardo Bocca dell'Espresso - ma a distanza di 17 anni nuove scoperte scientifiche e no potrebbero riaprire il caso. Sia i legali della coppia Fabio Schembri e Luisa Bordeaux, sia il sostituto Pg Cuno Tarfusser (che per questo è stato censurato dal Csm) hanno presentato due richieste di revisione, risvegliando l'interesse su una vicenda che divide oggi più di allora.

Davanti a giornalisti e tv anche straniere, la Corte dovrà decidere eventualmente se e cosa ammettere alla revisione e quali dei 33 nuovi testimoni indicati dalla difesa sentire. Tra chi chiede di riaprire il processo ed c'è anche Azouz Marzouk, marito e padre di due delle vittime, da tempo convinto dell'innocenza di Olindo e Rosa. Contrari alla revisione le altre parti civili, la famiglia Castagna e la famiglia Frigerio («Giustizia già fatta», dicono i figli di Mario), con la Procura generale di Brescia che secondo rumors mai smentiti chiederà l'inammissibilità delle nuove prove. «È una perdita di tempo, siamo francamente stufi ma anche tranquilli», dice invece Beppe Castagna ad Avvenire.

Ma quali sono queste prove? C'è una perizia sui consumi elettrici secondo cui a casa di Raffaella Castagna c'era qualcuno intorno alle 17, come se i killer attendessero le vittime dentro l'abitazione. Le confessioni dei due sarebbero «acquiescienti e frutto di deficit psichici», mentre per la Procura sono piene di dettagli che solo i killer potevano conoscere. La macchia di sangue trovata dal brigadiere Carlo Fadda secondo Tarfusser non è né documentata né fotografata a dovere, come invece sanciscono le sentenze. È stata repertata come «lavata e pulita» ma il professor Carlo Previderè di Pavia sostenne di averne analizzato una «densa e originale». «Come può essere la stessa macchia?», si chiede il genetista ex Ris Marzio Capra.

Secondo una serie di consulenze tecnico-scientifiche ed alcune intercettazioni ambientali del tempo ma «nuove» perché mai entrate a processo, le incongruenze tra il primo identikit del killer di Frigerio («Carnagione olivastra, mai visto prima, di etnia araba») e il successivo riconoscimento di Olindo sarebbero secondo il pool di neuroscenziati frutto di una «distorsione della memoria di un soggetto cerebroleso, vittima di amnesia anterograda», mentre per le sentenze il riconoscimento fu genuino e spontaneo. Tra l'altro l'appartamento di Raffaella e Azouz era al centro di un traffico di stupefacenti scoperto dalla Finanza e conteso tra marocchini e la famiglia di Azouz, con minacce e accoltellamenti secondo il teste Abdi Kais, una pista che i pm avrebbero percorso e scartato.

Ma è sulle modalità dell'aggressione a Valeria Cherubini, ancora viva all'arrivo dei soccorritori e trovata morta nel suo appartamento con testa fracassata e lingua e gola squarciate, che si aggiunge un importante tassello. «È stata inseguita sulle scale, le ferite sulla schiena sono tipiche di chi fugge. I killer sono entrati nel suo appartamento, impossibile che il tentativo di tagliarle la carotide sia avvenuto sulle scale», dice nel libro di Bocca Giovanni Scola, l'anatomopatologo che fece le autopsie sulle vittime.

Secondo le sentenze, la Cherubini fu colpita nel pianerottolo e morì a casa sua, per i legali invece questa dinamica scagionerebbe Olindo e Rosa, che non avrebbero avuto il tempo di scappare dalla corte senza essere visti ma solo dal balconcino di casa Castagna, dove i Ris trovarono tracce di sangue calpestato.

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