Politica

Erdogan provoca gli olandesi «Siete quelli di Srebrenica»

Il presidente turco soffia sul fuoco e riesuma la strage di musulmani bosniaci che i caschi blu non fermarono

Roberto Fabbri

Scivola verso quella che il premier olandese Mark Rutte ha definito «isteria inaccettabile» la polemica che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan continua ad alimentare con dichiarazioni provocatorie dopo lo smacco subito con il divieto d'ingresso nei Paesi Bassi per i suoi ministri Çavusoglu e Sayan Kaya. Erdogan, non contento di aver tentato di ricattare l'Unione Europea con la carta dei migranti e di aver accusato la Merkel di proteggere i terroristi, ieri ha ulteriormente rilanciato: ha riesumato gli imbarazzanti ricordi della strage di Srebrenica del 1995 e ha esortato i musulmani di tutto il mondo a levarsi contro il fascismo che a suo avviso sta risorgendo in Occidente.

«Conosciamo gli olandesi dal tempo di Srebrenica», ha tuonato Erdogan riferendosi al terribile massacro di circa ottomila civili musulmani nella cittadina bosniaca assediata dalle sanguinarie milizie serbe del generale Mladic e la cui difesa era stata affidata a un debole contingente di caschi blu olandesi: talmente debole che non spararono un colpo per impedire a Mladic di prendere la città e abbandonarsi al più spaventoso massacro che l'Europa avesse visto in cinquant'anni. Dall'Aia Rutte ha reagito definendo i toni di Erdogan «isterici, molesti e inaccettabili», chiedendo agli olandesi di «non scendere ai suoi livelli». Soprattutto, il premier uscente dell'Aia ha etichettato il presidente turco come «un nauseabondo falsificatore della Storia»: il riferimento non è solo a Srebrenica, ma anche alle accuse di nazismo che Erdogan, dopo averne gratificato i tedeschi, ha esteso anche agli olandesi (un popolo che non ha mai dimenticato la violenza gratuita ed estrema cui fu sottoposto durante la seconda guerra mondiale proprio dal Terzo Reich).

Non è tutto, perché la guerra di parole sembra sconfinare in campo cibernetico. Mentre lo scontro diplomatico tra Paesi Bassi e Turchia divampa, i titolari di alcuni siti olandesi denunciano infatti attacchi informatici da parte di hackers turchi. È il caso del sito in lingua inglese «NL Times» e più ancora di «Rumag», che si è ritrovato il faccione di Erdogan a campeggiare sulle sue pagine.

Il fatto che entrambi i Paesi coinvolti nella polemica siano condizionati da cruciali scadenze elettorali non aiuta ad abbassare i toni. Se infatti è ben nota l'importanza che Erdogan attribuisce al referendum del 16 aprile con cui intende spianarsi la strada verso il potere assoluto in Turchia, altrettanto fondamentale è per Rutte non lasciare nelle mani del suo rivale anti-islamico e antieuropeista Geert Wilders gli assi della polemica con l'aggressiva Turchia proprio alla vigilia delle legislative di oggi. Al tempo stesso, entrambi i navigati contendenti negano di voler sfruttare a proprio vantaggio un braccio di ferro ad altissimo tasso mediatico.

Così Rutte si è premurato di invitare a cena il collega turco Binali Yildirim già all'indomani delle elezioni olandesi, mentre il vice di Yildirim, Nuram Kurtulmus, nega che Ankara abbia scelto intenzionalmente di far impennare la tensione per poi trarne un vantaggio politico.

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