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Errani lascia e si autoelogia Ira di Fi: gestione da dilettanti

Terremoto, l'ultima bugia del commissario: fatto grande lavoro. Siparietto con Gentiloni. E ora la nuova nomina

Errani lascia e si autoelogia Ira di Fi: gestione da dilettanti

Roma «Che dici, ho esagerato?». Ma no, assolutamente, hai detto bene». A Palazzo Chigi la conferenza stampa è terminata, i giornalisti sciamano via, ma i microfoni sono ancora aperti e intercettano il breve scambio amichevole tra Vasco Errani e Paolo Gentiloni. Pace fatta? Per il centrodestra è solo un teatrino.

Il commissario straordinario al terremoto, che ieri ha ufficializzato il suo addio, ha appena concluso un'appassionata perorazione del lavoro svolto in questi mesi: «Le critiche per ritardi o inefficienze sono sempre legittime, anche io avrei voluto fare tutto in tempi molto più rapidi. Ma andate ad Accumoli o a Castel Sant'Angelo a vedere cosa significa fare le casette in territori così difficili. Criticate pure, ma cercate anche di dare speranza: è la prima volta che, dopo un sisma, i cittadini hanno la certezza che le risorse per ricostruire ci sono». Il presidente Mattarella gli ha telefonato per ringraziarlo del lavoro svolto, ma il centrodestra insorge: «Le dimissioni sono un fallimento annunciato», dice Mariastella Gelmini. «Gestione dilettantesca», tuona Brunetta. Per Gasparri, «dicono solo bugie».

Che il sisma iniziato un anno fa sia stato un «evento di dimensioni senza precedenti» lo ha sottolineato anche il premier, aprendo la conferenza stampa dopo il summit con i presidenti di Regione, il commissario e il Capo della Protezione civile: quattro forti terremoti tra l'agosto 2016 e il gennaio 2017 che hanno investito un'area vastissima coinvolgendo 140 comuni, molti dei quali annientati, e coinvolgendo 32mila cittadini cui prestare assistenza. Da allora, di passi avanti ne sono stati fatti molti, ricordano Gentiloni e gli altri, nonostante le difficoltà, e molti sono i miliardi investiti. «Certo non tutto marcia alla velocità necessaria, ma onestamente possiamo dire di aver messo in campo un sistema di risposta eccezionale», dice il premier. E il commissario Errani, sottolinea, «ha fatto veramente un ottimo lavoro, di cui lo ringrazio». La sua decisione di andarsene a fine mandato, chiarisce, «era nota e condivisa da tempo», nessuna sorpresa e tantomeno tensione: «Continueremo a lavorare insieme nelle prossime settimane, e dopo il 9 settembre ci sarà un nuovo commissario».

Errani gli fa eco: «Era definito da tempo che il mio incarico sarebbe finito il 9 settembre». Ora, spiega, «l'impianto che dovrà portare alla ricostruzione è definito, ed è estremamente innovativo: è la prima volta che sarà finanziato il 100% delle prime e seconde case. La gestione deve progressivamente passare alla filiera delle istituzioni territoriali». Dietro la sua uscita, dunque, insiste, «non c'è nessun retroscena politico: è tutto qui. Prendo atto delle interpretazioni che ho letto, e resto sereno: in fondo vennero date letture politiche anche quando fui nominato, e credo si sia visto che non erano fondate». Il riferimento è a quanti lessero la scelta di Errani da parte di Renzi come un tentativo di appeasement con la minoranza bersaniana. Che come è noto alla fine non ci fu: Bersani, D'Alema e i loro seguaci decisero la scissione, fondando Mdp.

E anche Errani li seguì.

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