Economia

Fatti e segreti della svendita dei nostri istituti a Berlino

Gli errori del Paese in Europa: Renzi ha barattato la bocciatura con il fiscal compact. Nove domande alla Merkel

Fatti e segreti della svendita dei nostri istituti a Berlino

Roma - «L'Italia ora è sotto pressione». Basta l' apertura del Financial Times di ieri per comprendere come il nostro Paese sia il grande sconfitto della «valutazione approfondita» (scrutinio dei patrimoni bancari e stress test) della Bce. È giusto chiedersi se le nostre banche siano le peggiori d'Europa.

1) Perché si è accettato di fare il «capro espiatorio»?

«La definizione è di Antonio Guglielmi di Mediobanca Securities, in riferimento alle bocciate Mps e Carige. La valutazione approfondita è stata preparata circa un anno fa: c'era tutto il tempo, quindi, non solo per gli istituti di mettersi in regola, cosa che la maggioranza ha fatto, ma anche di spuntare regole meno punitive. Lo sapevano tanto il ministro dell'Economia Padoan quanto il premier Matteo Renzi che, evidentemente, hanno preferito giocare le loro fiches con la Commissione Europea su un altro tavolo, barattando questa penalizzazione con altri riconoscimenti».

2) C'è stato un patto oscuro con Bruxelles?

«È indubbio che abbiano pesato i maldestri tentativi per spuntare maggiore flessibilità nel trattamento del deficit italiano rispetto ai vincoli del Fiscal Compact. Obiettare su un argomento che sta a cuore alla Commissione Ue come la Vigilanza bancaria unificata avrebbe comportato minori margini di manovra. Peccato che l'Italia sarà comunque obbligata a una correzione di bilancio. Le carte sono state giocate male».

3) La Banca d'Italia avrebbe potuto fare di più?

«Senza l'intervento di Via Nazionale, l'Italia avrebbe addirittura rimediato una figura peggiore. Il governatore Visco, tramite il dg Rossi e il vice dg Panetta, ha spiegato ai mercati che il giudizio della Bce non corrispondeva alla realtà perché i bilanci sono solidi e gli stress test ipotizzavano uno scenario di crisi paragonabile a quello post Seconda Guerra Mondiale. L'unico appunto che si può muovere è il non aver insistito sui titoli di Stato: in uno scenario iperrecessivo non è automatico che i 400 miliardi di Btp detenuti dalle banche si svalutino pesantemente, è molto più probabile che i Bot soffrano di più».

4) Perché è stata data mano libera alla Bce di Draghi?

«I fattori sono molteplici. Bankitalia non metterebbe mai in discussione l'Eurosistema: alla fine gli stress test sono stati condotti rigorosamente, forse molto più che in altri Stati, come Via Nazionale ha lasciato intendere. Mario Draghi è un ex governatore e nessuno lo avrebbe criticato. Draghi, che sta predisponendo un'ambiziosa politica monetaria espansiva per finanziare imprese e famiglie, aveva bisogno che gli stress test funzionassero per dimostrare al cancelliere Angela Merkel che la strada è giusta. Ma per far funzionare gli stress test qualcuno doveva essere bocciato...»

5) Perché nessuno ha alzato un dito contro la Germania che ha truccato i risultati?

«Berlino è riuscita a tenere fuori dall'esame le Sparkassen e alcune Landesbanken , istituti regionali problematici. Si è inoltre avvantaggiata del trattamento favorevole concesso agli immobili in portafoglio, nonostante la crisi del mattone tedesco. La big Deutsche Bank è stata una delle migliori perché le attività speculative come i derivati sono state penalizzate meno dei crediti alla clientela che in Italia sono una nota dolente per via della crisi, con sofferenze ormai oltre i 160 miliardi».

6) Perché non si ricordato che le banche italiane non hanno ricevuto aiuti?

«Bankitalia lo ha detto alla fine. Ma chi in Europa ha la forza per ricordare ad Angela Merkel che ha aiutato con 250 miliardi le sue banche? L'Italia che, tranne il sostegno a Monte dei Paschi, ha sempre scelto la strada del mercato, alla fine ha pagato un prezzo altissimo».

7) Monte dei Paschi non poteva fare qualcosa per tirarsi fuori dai guai?

«Dopo la sciagurata acquisizione di Antonveneta nel 2007 e lo sfacelo dei derivati Alexandria e Santorini, il presidente Alessandro Profumo è stato ingaggiato per essere garante di un piano di ristrutturazione dolorosissimo, imposto dall'Ue l'anno scorso (senza che l'Italia ferisse colpo) e culminato con il maxiaumento di capitale da 5 miliardi dell'estate scorsa per restituire 3 miliardi di Monti-bond. La nuova gestione, gravata da numerosi handicap, non poteva certo rivedere la redditività in breve tempo».

8) Mps e Carige non potevano aggregarsi prima degli stress test ed evitare le forche caudine?

«Si tratta di due banche fino a poco tempo fa governate da Fondazioni a chiara matrice politica Pd. Ove mai qualcuno fosse stato interessato a fondersi con loro, il partito - ieri come oggi - non avrebbe accettato facilmente di perdere la presa».

9) Ci sono altre responsabilità politiche?

«Sì.

Oltre agli errori di tipo diplomatico, il governo non è stato né capace di favorire un'inversione del ciclo economico dei cui le banche avrebbero beneficiato né, tanto meno, di abbassare la pressione fiscale, un fattore decisivo per il successo dei competitor europei».

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