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Un esecutivo contro il Nord con statalisti e comunisti

Molti ministri del Sud. Entra la Catalfo, madrina del sussidio 5s. All'Istruzione chi vuole tassare le merendine

Un esecutivo contro il Nord con statalisti e comunisti

Molte donne ma ancora più Sud. Il Conte bis (oggi il giuramento) si presenta come un governo al femminile, ma anche come l'esecutivo che potrebbe bruciare le speranze di un Nord sempre più inquieto. Alla Farnesina, biglietto da visita del Belpaese, ci sarà il campano Luigi Di Maio che non sembra abbia una grande dimestichezza con le lingue straniere, ma pazienza. L'epoca di un accademico raffinato come Enzo Moavero Milanesi si chiude con qualche apprensione perché le nostre relazioni internazionali sono affidate a un ragazzo digiuno di diplomazia, più abile, ad esempio nel proclamare la sconfitta della povertà, che esperto. Al Viminale, la casella più infuocata, arriva una donna del Meridione dal profilo neutrale o se si preferisce tecnico, il prefetto di origine lucana Luciana Lamorgese, 66 anni, la veterana di questa squadra, e basta questo dato per capire come e dove virerà il governo guidato dal professore Giuseppe Conte, benedetto da mezzo mondo ma pugliese di Volturara Appula.

Non è un problema di numeri, ma di pesi. Al Lavoro va Nunzia Catalfo, catanese, madrina del reddito di cittadinanza e questo proprio nei giorni in cui parte la fase 2 di questa storia e in teoria, molto in teoria, gli «stipendiati» a spese del contribuente verranno chiamati per occupare un posto.

Sono scelte ideologiche che marcano il governo, anche se poi sarà decisiva la cabina di regia. Cosi, sorprende la scelta del comunista Roberto Speranza, l'unico ministro di Leu, lucano di Potenza, in una poltrona strategica come la Sanità, al centro di equilibri precari fra pubblico e privato.

Allo stesso modo si consolida il profilo giustizialista della compagine con la scelta di lasciare alla giustizia il siciliano Alfonso Bonafede, autore di una riforma contestatissima dagli ex partner della Lega e di una svolta solo apparentemente efficientista ma in realtà antigarantista sulla prescrizione. Zingarettiano della seconda ora, ma in origine lettiano, è il pugliese Francesco Boccia che va ad occupare la delicatissima casella degli Affari regionali. Da che parte spingerà? I governatori del Nord, da Zaia a Fontana, sono sul piede di guerra: già si lamentavano quando il vicepremier era il loro compagno di partito Matteo Salvini, facile immaginare che ora sull'autonomia che non arriva saliranno sulle barricate. Ma Boccia, che è uomo intelligente e preparato, cercherà una qualche mediazione.

Di origine lettiana, dalla corrente di Enrico Letta, è anche la piacentina Paola De Micheli, oggi vicinissima a Zingaretti, che sostituisce l'ineffabile e incommentabile Toninelli alle infrastrutture.

È campano di Afragola il Ministro per lo sport Vincenzo Spadafora, uno dei Cinque Stelle più in vista, ed è campano, ma di origine pugliese, il neo ministro per i rapporti con l'Europa Enzo Amendola che potrebbe, in coppia con il commissario europeo Paolo Gentiloni, aprire una breccia nella fortezza europea e dare respiro all'Italia sul versante del deficit e dei bilanci che non quadrano.

Ecco poi il nuovo titolare dell'economia Roberto Gualtieri, professore, una storia tutta di sinistra, che occuperà la postazione pesantissima dell'economia, politicizzata dopo l'epoca Tria, in un percorso opposto a quello disegnato per il Viminale.

Infine, da seguire la figura del professor Lorenzo Fioramonti che va nel vespaio della pubblica istruzione. Professore a Pretoria, in Sudafrica, è stato sospettato perché avrebbe boicottato Israele, ma lui ha sempre negato. Famosa la sua idea di recuperare soldi per la scuola tassando le merendine.

Chissà che non la riproponga nelle prossime settimane.

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