Politica

Etruria, appena 20 rimborsi: "Marciamo su casa Boschi"

Il Fondo risarcisce con il contagocce e all'80 per cento. E i risparmiatori tornano a Laterina: "Ora ci sentirà"

Etruria, appena 20 rimborsi: "Marciamo su casa Boschi"

Adesso basta. La pazienza ha un limite. E i 140mila risparmiatori che si sono visti azzerare le loro obbligazioni (insieme alle azioni) a seguito del fallimento delle vecchie Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti, la pazienza l'hanno finita da un pezzo. Non capitalisti e speculatori, ma gente normale che aveva affidato alle proprie banche i risparmi di una vita di lavoro e il futuro delle loro famiglie. Domenica si ritroveranno tutti a Laterina (Arezzo) per la più grande manifestazione mai organizzata fino ad oggi, davanti alla casa del ministro Maria Elena Boschi e del padre indagato Pier Luigi Boschi, ex vicepresidente di Banca Etruria.

Intanto ieri, dopo 70 giorni, un esiguo numero di persone è stato rimborsato: l'80% di quello che avevano speso per acquistare i titoli. «Per fare un esempio spiega Salvatore Paterna, vice direttore generale del Fondo interbancario 5mila euro diventano 4mila». E già qui ci sarebbe da incavolarsi. Il Fondo ha liquidato appena 20 pratiche, risparmiatori di Banca Etruria che partivano da un investimento non superiore a 20mila euro. Ma promette che altre 180 domande sono già pronte. Il fatto è che sono quasi 800 le richieste arrivate al Fondo e le stime parlano di 6.500 domande in arrivo, per un valore degli indennizzi tra 150 e 200 milioni di euro. Il Fitd è alimentato dai contributi obbligatori delle banche (che versano circa 400 milioni l'anno), a dispetto di quanto ancora blatera Gianfranco Librandi, il deputato di Scelta Civica che l'altra sera Dalla vostra parte si scagliava contro i risparmiatori: «Lei non ha capito, caro Belpietro, lei deve pagare per quelli lì, lo sa?».

Sono già trascorsi dieci mesi da quel maledetto decreto del governo (22 novembre 2015) che fece finire in risoluzione le vecchie Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti. E oggi, per poter accedere ai rimborsi forfettari i risparmiatori devono rientrare in una serie di infiniti paletti e presentare decine di documenti. Il primo riguarda la data dell'acquisto dei titoli: non oltre il 12 giugno 2014. Devono poi dimostrare di averli avuti ancora in portafoglio il 22 novembre scorso, data della risoluzione delle quattro banche. Poi devono avere un patrimonio mobiliare inferiore ai 100mila euro alla fine del 2015 e un reddito complessivo 2014, ai fini Irpef, non superiore ai 35mila euro.

Gli obbligazionisti possono imboccare la strada del rimborso in alternativa agli arbitrati, per i quali si aspetta ancora il decreto di attuazione del ministero promesso entro giugno e mai arrivato. Un fatto di una gravità inaudita se si considera che il ricorso forfettario all'80% esclude automaticamente la possibilità di accedere all'arbitrato. Per questo la pazienza è finita. E domenica prossima alle 9,30, a distanza di sei mesi, circa 200 risparmiatori truffati dell'Associazione Vittime del Salva-Banche si sono dati appuntamento con cartelli, striscioni, megafoni e fischietti a Laterina per far sentire alla Boschi tutta la loro rabbia. Non sarà proprio una domenica tranquilla davanti alla villetta rosa dei Boschi: «Vedrete che casino, ci sarà pure l'esercito». Appropriato, visto che questa è diventata una guerra. «Un consiglio: meglio che Librandi non si faccia vedere», dicono.

E ieri mattina una rappresentanza era a Mi Manda Rai Tre guidati da Letizia Giorgianni, presidente dell'Associazione Vittime del Salva-Banche. «Calcoliamo che alla fine i rimborsi verranno dati, si e no, a 4mila persone; quelli che non li otterranno potranno accedere all'arbitrato, se solo fosse uscito. Vergognoso. Come può un risparmiatore decidere tra indennizzo e arbitrato se ancora mancano gli elementi per poter decidere? Inoltre per partecipare al rimborso forfettario il tempo sta scadendo. A gennaio non sarà più possibile farne richiesta». Ieri c'era pure Domenico Salvadori, figlio di Elda Delfini, signora novantenne chiamata da Banca Etruria per firmare una «proposta vantaggiosa», Btp in cambio di obbligazioni: le hanno fatto perdere 75mila, i risparmi che servivano per aiutare un figlio disabile. «Ora mia madre non ha più niente e noi fratelli non abbiamo saputo come dirlo a lei».

C'è solo da sperare nella Madonna.

Non quella di Laterina.

Commenti