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Etruria, il diktat di Bankitalia ai pm: "Non indagate sul nostro uomo"

La procura di Rimini ha archiviato l'inchiesta su Sora, commissario di Banca Etruria, dopo l'intervento della Vigilanza: "Ha evitato allarmi nella clientela"

Etruria, il diktat di Bankitalia ai pm: "Non indagate sul nostro uomo"

Un salvacoddotto, scritto nero su bianco dai vertici di Bankitalia, per salvare l'immacolato curriculum di Riccardo Sora, il commissario inviato da palazzo Koch nel febbraio 2015 a salvare il salvabile di Banca Etruria. L'uomo di Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, infatti, era stato coinvolto in un procedimento penale dalla procura di Rimini, la quale gli imputava alcune azioni scorrette durante il periodo in cui Sora è stato commissario della Cassa di Risparmio di Rimini. Ma i giudici decisero l'archiviazione dopo una dura lettera di Bankitalia che ha permssso al tecnico di uscirne indenne.

Come scrive il Fatto, il 4 ottobre del 2014 la Carim viene commissariata e la pratica viene lasciata nelle mani di Piernicola Carollo e Riccardo Sora, che tra le altre cose è stato anche direttore generale di Ubi Banca e commissario di Tercas e Carichieti. Nel caso della Carim, i pm cominciano ad indagare su alcune operazioni realizzate dai vertici della banca, accusati di ricomprare le azioni dell'istituto dai clienti ad un prezzo gonfiato. Alcune di queste operazioni sono state realizate proprio da Sora e Carollo. Per questo i pm li hanno inseriti nel registro degli indagati per "indebita restituzioni di confermineti", poi ridotto ad "abuso d'ufficio".

Ma in aiuto di Sora scende niente di meno che la stessa Banca d'Italia. La quale non solo nomina Sora commissario in Banca Etruria (l'indagine era ancora in corso), ma lo difende a spada tratta. "Banca d'Italia - scrisse nei giorni della nomina all'Etruria - non ritiene sussitano i presupposti per un provvedimento di revoca e rinnova la sua fiducia nell'operato del commissario Riccardo Sora, di cui riconosce la serietà e la preparazione professionale dimostrate negli incarichi commissariali portati a compimento negli anni passati". Non solo. Perché il 25 maggio 2015, palazzo Koch invia una lettera di salvacondotto alla procura di Rimini per togliere le castagne dal fuoco al suo tecnico.

La tesi di Bankitalia è che, nonostante l'illecito commesso, Sora non potesse fare altrimenti. E che nel farlo avrebbe "evitato allarmi nella clientela". "Nella selezione delle soluzioni più idonee al superamento dello stato di crisi - si legge nella lettera pubblicata dal Fatto - i Commissari evono mirare a salvaguardare la fiducia nei confronti dell'impresa bancaria e la reputazione dell'istituto di credito, contenendo così i rischi di fuga dai depositanti. Per raggiungere tali finalità i Commissari possono, nell'immediatezza dell'avvio della procedura, dar seguito a delibere già assunte dagli organi societari (evidentemente anche quando sono illegiti, Ndr) laddove valutino che decisioni di segno opposto potrebbero ingenerare allarme nella clentela, con possibili conseguenti repentini peggioramenti del profilo di liquidità" (...). "A tale scopo - continua la missiva - la scelta di non bloccare l'acquisto delle azioni proprie deliberato dall'assemblea - e già parzialmente eseguito dal Cda - appare giustificata dall'esigenza di evitare il rischio che una sospensione disposta in concomitanza dell'avvio dell'amministrazione straordinaria potesse determinare "procurato allarme" tra azionisti e clientela, con conseguente corsa agli sportelli".

E così il pm ha archiviato il caso, motivando il tutto affermando che "l'operato dei due funzionari è stato avallato dalla stessa Banca d'Italia" e che non ci sarebbe stato "dolo".

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