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Eurodeputati Pd senza pudore: pensano già ad altre poltrone

Moretti, Picierno e Cofferati appena eletti vogliono lasciare Strasburgo per correre alle Regionali. Eppure solo pochi mesi fa Renzi giurò: "Vanno là per restarci"

Eurodeputati Pd senza pudore: pensano già ad altre poltrone

Sì, vabbè, l'Europa. Bello l'incarico, di prestigio, ma che fatica, su e giù con Bruxelles, poi ogni mese tocca pure spostarsi a Strasburgo per la plenaria. Così Alessandra Moretti, dopo sei mesi, si prepara a tornare a casa. «Basta, rompo gli indugi e mi candido per le regionali del Veneto perché in gioco c'è il destino della mia terra. Però bisogna indire le primarie entro la fine di novembre, non possiamo perdere altro tempo». Sempre che si facciano davvero e che non venga nominata per acclamazione. La Moretti, miss preferenze, a marzo arrivò seconda solo dietro a Simona Bonafè: 230mila voti presi nella circoscrizione nordest che finiranno nel cestino.

Eppure Renzi era stato chiaro: i nostri non sono nomi di richiamo, chi si presenta alle Europee ci va per restarci. Si dirà che la Moretti è fatta così, ogni tanto cambia idea: era bersaniana, ora sta con Matteo, ha cercato Bruxelles, ora vuole traslocare a Palazzo Balbi, sul Canal Grande. E allora, Sergio Cofferati? Pure lui, dicono, ci sta facendo un pensierino a lasciare l'Europa per la Liguria. Ma, a differenza della Moretti, l'ex segretario della Liguria non avrebbe la strada spianata. Il 21 dicembre dovrebbe infatti vedersela con la renziana Raffaella Paita, assessore alle Infrastrutture con delega alla protezione civile, appoggiata pure dal governatore uscente Claudio Burlando.

Poi c'è il caso di Pina Picierno, che da mesi accarezza l'idea di correre per la Regione Campania. Convegni, iniziative, interventi, dichiarazioni. La Picierno forse si è esposta un po' troppo. Poi l'ultima polemica-autogol con Susanna Camusso, con l'accusa di un falso tesseramento che le è valsa un liscio e busso da parte del premier. Ora la sua candidatura per Palazzo Santa Lucia non è più così sicura. Ma lei insiste.

Resta comunque il fatto di tre europarlamentari appena eletti che già abbandonano l'Europa. Le elezioni si sono svolte a metà di marzo, poi ci sono state le procedure d'insediamento, le vacanze estive, le trattative tra i leader, la scelta dei commissari, il cambio della guardia tra le vecchia e la nuova Commissione. Lavoro effettivo, poco e niente.

Che sarà ancora di meno se ora i tre dovranno affrontare un'altra campagna elettorale. La Moretti sperava di cavarsela senza le primarie, forte dell'appoggio di undici consiglieri regionali su 13, sei segreterie provinciali su sette, nove deputati under 40 e quasi 120 dirigenti. Ma non tutti erano d'accordo. Ad esempio, per Laura Puppato «la Moretti è un incubo che ritorna». Miss preferenze, se non ci saranno ripensamenti dell'ultima ora, dovrà quindi vedersela con Simonetta Rubinato, un'esponente della minoranza del Pd che, come si dice in questi casi, è «ben radicata sul territorio».

D'altronde da Largo del Nazareno sono stati chiari: se ci sono dei dubbi sull'istituto delle primarie, bisogna farseli passare subito perché questo è uno dei marchi di fabbrica di Matteo. Dopo il flop in Emilia-Romagna, dopo le paure nel Veneto, la consultazione popolare era stata messa in forse pure in Liguria, visto che, dopo l'alluvione, chi si occupa di protezione civile non gode a Genova di grandi simpatie. Però alla fine ha prevalso la linea di Roma.

«Le primarie - spiega Debora Serracchiani, vicesegretario nazionale - restano lo strumento principale, appunto primario, per la scelta dei candidati, tant'è che in Liguria e in Veneto sono state già fissate».

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