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Europa, tasse e infrastrutture: se Conte bis smentisce Conte

Il premier preannuncia un programma di svolta rispetto al governo precedente. Ma alla guida non c'era sempre lui?

Europa, tasse e infrastrutture: se Conte bis smentisce Conte

"Non sarà un governo contro, sarà un governo per". Giuseppe Conte accetta l'incarico di formare il governo e nel suo discorso programmatico segna la "svolta" chiesta dal Pd rispetto all'esecutivo precedente. Peccato che alla guida di Palazzo Chigi fino a prima della crisi ci fosse... lo stesso Giuseppe Conte.

Il Conte bis nasce quindi dalle ceneri del Conte I. Il governo "del per" sostituisce quello "del cambiamento". E poco importa se la faccia del premier sia la stessa. L'importante è rimarcare il più possibile le differenze col (proprio) passato.

Ecco quindi che nel discorso del premier incaricato c'è spazio per tutti i temi che - proprio in virtù di quel cambiamento decantato quasi 15 mesi fa - sono stati finora cavallo di battaglia del governo gialloverde. Ma stavolta il punto di vista è ribaltato e l'effetto è quasi straniante.

Archiviata la Lega, arriva così una sorta di svolta europeista: "Dobbiamo recuperare il tempo sin qui perduto per consentire all’Italia – Paese fondatore dell’Europa - di svolgere un ruolo da protagonista, ruolo che merita", scandisce Conte ai microfoni della sala stampa del Quirinale. Ma da giugno scorso (e pure all'ultimo G7 della settimana passata) chi si è seduto sui banchi di rappresentanza dell'Italia se non il nuovo (vecchio) premier?

E le tasse che ora devono pagare "tutti, ma proprio tutti" a patto che "le paghino meno" significa un addio alla flat tax tanto cara a Matteo Salvini? Conte sogna un Paese dove la pubblica amministrazione "non sia permeabile alla corruzione e sia amica dei cittadini e delle imprese; con una giustizia più equa ed efficiente". Lo farà partendo con il ritorno delle patrimoniali democratiche? Di certo dovrà fare i conti con un cambio di visione radicale rispetto ai vecchi alleati.

Poi c'è il capitolo sicurezza. Nel suo primo discorso da "giallorosso", Conte si è limitato a citare la volontà di avere un Paese "che rimuova le diseguaglianze di ogni tipo: sociali, territoriali, di genere". Ma è molto probabile che - dopo aver firmato i dl di Salvini che imponevano nuove regole volte soprattutto a contrastare l'immigrazione clandestina - non perda molto tempo prima di smantellare quelle stesse riforme da lui avallate. Cedendo sia all'ala "ortodossa" dei grillini che alle richieste del Partito democratico (che, anzi, già chiede di riaprire i porti).

Discorso a parte merita la questione delle Infrastrutture. Il Conte I ha passato diversi mesi ad analizzare costi e benefici della Tav, ha tenuto bloccati i cantieri e si preparava pure a togliere la concessione ad Autostrade dopo il crollo del Ponte Morandi. Ora il Conte bis annuncia "infrastrutture sicure e reti efficienti". E i grillini che da sempre strizzano l'occhio ai movimenti contrari alla Torino-Lione dovranno fare i conti con i dem che invece quella linea l'hanno sempre voluta e sostenuta fin dall'inizio.

Insomma, il "nuovo umanesimo" di un premier ormai trasformato in politico spazza via il "cambiamento" dell'"Avvocato del popolo" scelto solo come garante di un contratto finito stracciato. Quale dei due sarà il vero Conte?

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