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Everardo Dalla Noce, eleganza da cronista

In tv aveva iniziato con la Borsa, poi divenne celebre con il calcio

Everardo Dalla Noce, eleganza da cronista

Everardo portava cravatte improbabili. Ma il suo italiano era elegante, perfetto, conciso, essenziale. Se ne è andato lontano da tutto e dal vociare della Borsa d'affari e degli stadi di football. Everardo Dalla Noce era un ferrarese di altro tempo, il tempo in cui c'era la lira e lui, dalla piazza degli affari per l'appunto, all'ora del pranzo, sbucava in tivvù e raccontava il cambio con il dollaro e con il marco, la sterlina e il franco svizzero, descrivendone le quotazioni con la «virgola», ormai scomparsa dal gergo tecnico perché sostituita dal «punto», dunque per Everardo il titolo Fiat era 3 virgola 5 e non punto 5. Ho detto Fiat? L'ho scritto apposta, perché Dalla Noce venne messo in castigo, cioè sospeso da Enrico Mentana e dal Tg 5, punito dal tribunale severo dell'Ordine dei giornalisti, per aver interpretato uno spot pubblicitario su Bravo e Brava, ultime vetture che la Fiat stava proponendo in offerta e comode rate agli utenti italiani. Giammai si poteva fare una cosa del genere, la deontologia non prevede che un giornalista si presti a propagandare prodotti di cui poi si occupi, addirittura, nello specifico finanziario. Non posso ridere, non debbo ma vorrei.

Everardo, per questo, non smarrì la ragione e nemmeno il posto di lavoro. Essendo uomo di campo e di sport, tifoso della società polisportiva ars et labor, nel senso di Spal, appassionato di baseball (venne anche nominato presidente della federazione ma dopo mesi sei lasciò l'incarico onorifico), uomo di lidi e di campagna, tornò a occuparsi di Borsa e affini, per poi riscaldare l'amore antico, il racconto puro, schietto, mai urlato, delle vicende di sport. Fu lui ad annunciare il drammatico incidente di Niki Lauda sulla pista del Nurburgring, lo fece con i toni che mai abbandonò, senza scadere nel dramma pietoso ma con l'asciutta e commossa narrazione dell'accaduto. Questo, oggi, sembra davvero strano. La normalità del radiotelecronista, l'uso di una lingua senza enfasi e strilli da mercante drogato.

Everardo Dalla Noce, reinventato e battezzato in Everardo De las Noches da Greggio Ezio, parlava di azioni di gioco e a Quelli che il calcio si divertì come un bambino e fece sorridere gli adulti anche quelli allupati di gol e di catenaccio. Usava lo stesso tono quieto e furbastro con il quale illustrava la cronaca di finanza, con un linguaggio creativo ma privo di tecnicismi che rendono ancora più complicato un settore, quello dell'economia, già tortuoso di suo, tra acronimi, sigle, percentuali, warrant, mib. Non gli toccò di affrontare lo spread e nemmeno la rivoluzione dell'euro, un fulmine di Giove (ci dicevano così a scuola) ferì il suo cervello, costringendolo al ritiro sofferto. Eppure il suo cartonato immaginario era ancora presente in piazza Affari, davanti al dito medio beffardo di Cattelan, in faccia al palazzo Mezzanotte e a tutta quella roba lì che sfila, dentro e fuori.

La Spal è tornata in serie A dopo quasi mezzo secolo, Fiat ha cambiato insegna, la lira è un ricordo, Everardo Dalla Noce chiude il collegamento, restituisce la linea e si porta appresso le sue storie.

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