Cronache

Fabio e il mito dei boss Cutolo e Giuliano. Gli affari con "Genny la carogna" e i clan

Postava frasi dei camorristi («Infami non si diventa, si nasce», «pentito dinanzi a Dio, non dinanzi agli uomini») e le foto del film «Il padrino»

Fabio e il mito dei boss Cutolo e Giuliano. Gli affari con "Genny la carogna" e i clan

Un mix tra Gomorra e Romanzo criminale. Ma questa non è fiction. Linguaggio, fisiognomica e violenza del pregiudicato Fabio Manduca, 39 anni, arrestato ieri per l'omicidio di Daniele Belardinelli, rimanda a quella feccia ultras che - come recita la retorica dello sportlly correct - «nulla ha a che vedere col calcio». E invece, «a che vedere», ce l'ha eccome, considerato che il quartier generale era proprio lo stadio San Paolo di Napoli, trasformato dai «mastini» riuniti sotto la sigla Mastiffs (su cui la Digos partenopea ha un armadio zeppo di dossier) in una piazza di spaccio col sigillo camorristico. Manduca era ben inserito nell'ambiente del clan Giuliano di Forcella grazie alla «sponsorizzazione» di Gennaro De Tommaso - il famigerato Genny 'a carogna - ora però messo all'indice col marchio di infame essendo diventato un collaboratore di giustizia per salvarsi dall'ergastolo: per la cronaca, fu Genny il 3 maggio 2014 allo stadio Olimpico di Roma a intavolare, abbarbicato sulla rete di recinzione, l'ignobile «trattativa» prima della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina, funestata dall'omicidio del giovane Ciro Esposito.

Nel suo carnet di amicizie pericolose Manduca può annoverare anche Giancarlo Franco, fratello di Vincenzo Franco, alias Kojak, leader dei Mastiffs: gruppo nato nel 1991 dalla fusione di due precedenti sigle (Skizzati ed Alta Tensione), padrone incontrastato del settore centrale della Curva A del San Paolo.

Manduca è considerato dagli inquirenti parte integrante del «sistema», nell'accezione più delinquenziale del termine; titolare col fratello di un'impresa di pompe funebri, ha precedenti per furto, ricettazione, commercio di prodotti falsi e truffa.

Il suo idolo? Raffaele Cutolo, di cui postava foto e frasi «celebri», tipo: «Mi sono pentito davanti a Dio, ma non davanti agli uomini».

Ma Manduca era uno che pensava «alla grande». Il suo film preferito era Il padrino, con tanto di locandina e citazione iconica: «Chi ha tradito tradisce e tradirà perché infami non si diventa si nasce»; un «poeta», Manduca, con una visione singolare del rapporto di coppia: «Anche l'uomo più forte al mondo ha bisogno di avere una donna al suo fianco, perché quando la sua vita è un casino, proprio come in una partita a scacchi, la regina protegge sempre il suo re».

«I legami con i clan della camorra da parte di Manduca - spiegano gli investigatori - emergono dal coinvolgimento in passato dell'impresa di pompe funebri gestita da lui e dal fratello in un'indagine degli investigatori napoletani.

Indagine che ha portato al sequestro di alcune società di servizi funebri legate alla famiglia dei Cesarano, a sua volta collegata ai clan della camorra dei Nuvoletta e dei Polverino di Marano».

Commenti