Politica

Faccette nere e scemenze americane

A lain Friedman, giornalista americano italianizzato in tutto tranne che nella fonetica, ieri ha detto su La7 che «cento anni fa Mussolini prese il potere dicendo: agli immigrati adesso ci penso io». Mai avevamo sentito una stupidaggine di più sconcertante ignoranza perché nulla di simile accadde un secolo fa.

Ma siamo in campagna elettorale, è l'ora del delirio. Ed è delirante la psichiatrica gara a chi si mostra più «antifascista» dopo i fatti di Macerata (una ragazza fatta a pezzi da un emigrato e un grottesco pistolero vendicatore). La televisione di sinistra, sempre al guinzaglio, sponsorizza le scemenze con sprezzo del ridicolo. La questione dell'immigrazione è infatti politica e non razziale: l'Inghilterra è piena di inglesi di pelle nera che fanno i giudici, i sindaci, i deputati, mentre in Italia i diversi colori della pelle provano soltanto l'incompetenza del governo diessino, salvando Minniti. Soltanto in Italia l'esasperazione prodotta da una politica ipocrita si maschera da antifascismo per analfabeti, tirando in ballo Mussolini che semmai cantava «faccetta nera, sarai italiana». In Calabria l'immigrazione selvaggia è una ricca flebo per la ndrangheta e in generale la sinistra ha fatto affari sia sulla pelle di chi arriva che su quella di chi ha dovuto fronteggiarne le conseguenze senza difese organizzativi e culturali.

Ma oggi, chi non balla alla sua musica, è fascista.

Gli antifascisti veri come Pertini e Gramsci si rivolteranno nella tomba.

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