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False fatture e bancarotta: i genitori di Renzi ai domiciliari

Agli arresti Tiziano e la moglie: avrebbero provocato il fallimento di tre cooperative. Il gip: progetto criminoso

False fatture e bancarotta: i genitori di Renzi ai domiciliari

Clamorosa e inaspettata svolta in un filone parallelo all'inchiesta per false fatture che aveva già inguaiato Tiziano Renzi e sua moglie, Laura Bovoli. Ieri i genitori dell'ex premier ed ex segretario del Pd Matteo Renzi sono stati arrestati e posti ai domiciliari, non solo con la vecchia accusa di false fatture ma anche con quella più grave di bancarotta fraudolenta, per aver provocato dolosamente il fallimento di tre cooperative collegate alla «Eventi 6», la società di famiglia già finita sotto inchiesta, dopo averne svuotato le casse e ricavando così svariati milioni di euro. Ad eseguire la misura è stata la Finanza su disposizione del gip di Firenze. Con loro è stato arrestato anche Mariano Massone, vicepresidente di una delle coop fallite. «Sussiste il pericolo che gli indagati commettano reati della stessa specie di quelli per cui si procede», scrive il giudice nell'ordinanza, spiegando «che i fatti non sono occasionali e si inseriscono in un unico programma criminoso in corso dal molto tempo, realizzato in modo professionale con il coinvolgimento di numerosi soggetti, pervicacemente portata avanti anche dopo l'inizio delle indagini».

Appena appresa la notizia l'ex premier ha annullato la presentazione del suo libro a Torino e si è messo in viaggio per Firenze. «Ho fiducia nella giustizia e penso che tutti i cittadini siano uguali davanti alla legge. Se qualcuno pensa che si possa utilizzare la strategia giudiziaria per eliminare un avversario dalla competizione politica sappia che sta sbagliando persona», ha postato su Facebook, parlando di «provvedimento assurdo e sproporzionato». Oggi Renzi terrà una conferenza stampa in Senato.

È esaminando la documentazione sequestrata nell'ottobre del 2017 presso la «Eventi 6», che il procuratore Giuseppe Creazzo, l'aggiunto Luca Turco e il pm Christine Von Borries, hanno riscontrato delle anomalie nella contabilità di tre cooperative collegate, la «Delivery» la «Europe service srl» e la «Marmodiv». Il gip adesso ha stabilito che le tre coop sono state costituite solo come schermo per altri affari. Altre cinque persone sono indagate insieme ai coniugi Renzi per bancarotta fraudolenta. Si tratta degli ex amministratori della «Delivery», tutte persone legate ai genitori dell'ex premier, tra questi anche Roberto Bargilli, l'autista che guidò il camper di Renzi durante le primarie del 2012. Le ipotesi di reato riguardano da un lato l'emissione, tra il 2013 e il 2018, di fatture per operazioni inesistenti all'interno di una delle società, e dall'altro un'ipotesi di bancarotta fraudolenta che sarebbe stata commessa per le due altre società cooperative tra il 2010 e il 2013. L'inchiesta che ha portato agli arresti è partita da Cuneo, dove un pm stava lavorando al crac di un'altra società. Quando sono emersi i collegamenti con la «Eventi 6» gli atti sono stati trasferiti a Firenze, che già indagava su un'analoga vicenda di false fatture per la quale il 4 marzo si apre il processo. «Mai vista una cosa del genere: arresti domiciliari a due persone prossime ai 70 anni per fatti commessi al più tardi nel 2012», commenta l'avvocato Federico Bagattini, legale dei Renzi. La notizia degli arresti scuote la politica. «Renzi? Niente da festeggiare», dice il ministro Matteo Salvini. Anche Luigi Di Maio dice ai suoi che non c'è da gioire. E lo staff a 5 Stelle fa circolare un sms in cui si chiede di non commentare la notizia. Per Silvio Berlusconi quanto accaduto è una «cosa dolorosa che non sarebbe successa se la sinistra avesse accettato di realizzare la nostra riforma della giustizia».

Non gioisce neanche Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, sempre in prima linea nelle inchieste sui Renzi: «Non sono uno che festeggia le manette: anche di fronte ai genitori di Renzi mantengo una olimpica imperturbabilità».

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