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False fatture, la famiglia Renzi rischia il processo

Notificata la conclusione delle indagini a papà e mamma. Nel mirino ricevute per 140mila euro

False fatture, la famiglia Renzi rischia il processo

Roma - Mentre ieri l'ex premier Matteo Renzi postava su Facebook una foto del Ponte Vecchio con un commento sulla bellezza delle mattinate di primavera a Firenze, i suoi genitori ricevevano la notifica della conclusione delle indagini su alcune presunte fatture false, un atto che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio.

Dopo aver acquistato una pagina sul giornale per chiedere di essere processato mettendo così fine allo stillicidio di notizie sul suo conto, per Tiziano Renzi e per sua moglie Laura Bovoli il processo a questo punto rischia davvero di essere vicino. Stessi guai per Luigi Dagostino, imprenditore pugliese del mondo degli outlet di lusso. È indagando su di lui che i magistrati fiorentini sono arrivati a babbo Renzi, sua la società Tramor, controllata al cento per cento da una compagnia di Cipro, alla quale Renzi senior e consorte avrebbero fatturato per prestazioni che non sarebbero mai state effettuate o il cui importo sarebbe stato gonfiato: la prima, di 10mila euro più Iva, emessa il 15 giugno del 2015, dalla Party srl, società oggi in liquidazione tra i cui soci risultavano Tiziano Renzi e la Nikila Invest, amministrata dalla compagna di Dagostino, per uno studio di fattibilità commerciale per la collocazione di un'area destinata al «food» presso l'outlet The Mall di Reggello; l'altra, di 130mila, emessa invece il 30 giugno dello stesso anno dalla Eventi 6, sempre del papà dell'ex presidente del Consiglio, che ha come oggetto uno studio sulla fattibilità di un progetto di incoming e logistica per turisti asiatici. A marzo scorso, appena ricevuto l'avviso a comparire, il papà di Renzi aveva commentato su Facebook che in «35 anni da imprenditore non aveva mai prodotto fatture non vere». Poi c'era stato anche un piccolo giallo sul suo interrogatorio: aveva annunciato la sua intenzione di rispondere alle domande dei pm, ma alla fine aveva fatto sapere dai suoi legali che si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. L'indomani un suo lungo sfogo era comparso sul Quotidiano Nazionale, su una pagina acquistata ad hoc per chiedere di essere processato nei tribunali, non sui giornali, e per ribadire di non aver mai commesso alcuno dei reati per i quali è finito sotto inchiesta, compreso il traffico di influenze, l'accusa che gli viene rivolta per il caso Consip. I magistrati sembrano aver accolto il suo appello e hanno chiuso velocemente l'inchiesta.

Tra qualche giorno si saprà se e quando Babbo Renzi si dovrà presentare davanti al gip.

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