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Family Day, siluro al premier: in campo contro le sue riforme

I cattolici scesi in piazza sul ddl Cirinnà ora si organizzano: prima la convention, poi i comitati del «No» al referendum. Gandolfini dubbioso. I rapporti col Vaticano e lo smarcamento del Papa

Family Day, siluro al premier: in campo contro le sue riforme

Il Family day orfano del Papa diventa adulto e scende in campo con il nome di Family Italia. Non è ancora esattamente un partito e non vuole essere considerato una lobby. Prima di tutto intende esercitare una forte pressione sul governo attraverso la costituzione di Comitati referendari per cancellare le riforme costituzionali approvate da Matteo Renzi.

Il processo costituente è avviato e basterà un piccolo passo (magari la costituzione di una lista civica con in testa Mario Adinolfi alle prossime amministrative?), per diventare un nuovo protagonista sulla scena politica. Un protagonista pronto a battersi con il premier Matteo Renzi che ha promesso di andare a spiegare le unioni civili in tutte le parrocchie. «Siamo pronti, venga pure Renzi troverà noi ad aspettarlo nelle parrocchie», promette Filippo Savarese portavoce di Generazione Famiglia-Manif Italia che insieme a Toni Brandi, portavoce di Pro Vita, Simone Pillon e Costanza Miriano di Difendiamo i Nostri figli, ha partecipato alla tavola rotonda organizzata da Fabio Torriero direttore di Intelligo News. Massimo Gandolfini leader indiscusso del Family Day non c'era, sembra sia il più contrario a trasformare in una sorta di partito la sua «famiglia».Il popolo del Family Day è variegato ma compatto nel contrapporsi «antropologicamente» al Paese che sta disegnando Renzi a cominciare dal via libera alle unioni civili. Dal punto di vista organizzativo la realtà alla quale può somigliare di più è quella del movimento di Beppe Grillo.

Qui però il network, la rete, si tesse intorno alle parrocchie, non al web. Si parte da una certezza forte: il popolo sceso in piazza il 30 gennaio scorso che, dice Savarese, «ha una enorme esigenza di rappresentanza alla quale noi vogliamo dare una risposta». La prima tappa sarà la convocazione di un congresso, anzi meglio convention altrimenti sa di partito un po' stantio. Poi si parte con i comitati referendari per bloccare la Riforma del Senato. E alle prossime amministrative si garantirà un bel pacchetto di voti al candidato che Family Italia sentirà più affine. «Si tratta di un popolo nuovo che non intende identificarsi con realtà già esistenti», specifica Savarese. Insomma appare improbabile l'ipotesi che uno dei protagonisti del Family Day regali il suo volto ad un partito esistente (tanto per citarne uno l'Ncd che vagheggia di conquistare i voti di quella piazza).Quello che è profondamente cambiato dal primo Family Day è il rapporto con il Vaticano. Nel 2007 c'era l'investitura ufficiale delle gerarchie vaticane. Questa volta non è stato così. La Cei si è divisa mentre Bergoglio ha detto chiaramente «il Papa non si immischia nella politica italiana». Certo al popolo del Family Day avrebbe fatto piacere una parola di Papa Francesco ma era anche consapevole che si trattava di una piazza più politica della precedente. Niente bandiere di «vecchi partiti» ma uno striscione apertamente antigovernativo: «Renzi, ci ricorderemo».

«Il Papa lo ha detto chiaramente non c'è più il vescovo pilota che indica la strada», aggiunge Savarese convinto che si stia aprendo una grande stagione di iniziative per il laicato cattolico. «Dobbiamo fare una grande opera di sfondamento al centro - conclude - Renzi ha allargato artificialmente la sua maggioranza con l'operazione Verdini.

A una manovra di Palazzo noi risponderemo con una manovra di popolo».

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