Cronache

La "fase due" del canone Rai: il pressing sulle parrocchie

Dopo l'imposta in bolletta, Viale Mazzini all'attacco di partite Iva e negozi. Non risparmia neanche i preti

La "fase due" del canone Rai: il pressing sulle parrocchie

Con il trucco del canone in bolletta la Rai ha fatto bingo: 1,8 miliardi di euro di incasso dall'odiata tassa sulla tv pubblica, ben 256 milioni di euro in più rispetto all'anno prima. Ma ci sono margini di miglioramento per le casse di Viale Mazzini, sempre famelica di denaro pubblico perché con il canone ridotto da 100 a 90 euro teme di non far quadrare più i conti (malgrado i miliardi in ingresso dal Tesoro). I vertici Rai sanno che c'è ancora una platea di contribuenti da spolpare per bene - così da permettersi supercontratti alla Fabio Fazio -, quelli del cosiddetto «canone speciale», l'obolo riservato ad aziende, partite Iva, esercizi pubblici, alberghi, studi professionali, botteghe, negozi, mense aziendali, scuole etc.

Il canone speciale (molto più alto, si arriva anche a diverse migliaia di euro), a differenza di quello domestico, non è stato inserito nelle bollette elettriche ma si paga ancora alla vecchia maniera, col bollettino postale. E ciò comporta che, non potendolo prelevare automaticamente con la bolletta della luce, il gettito non sia all'altezza delle aspettative della Rai, che stima un'evasione ancora alta, e nel 2016 ha recuperato solo 2 milioni di euro in più rispetto al 2015.

Ecco dunque partita la fase due dell'operazione canone: spedizione massiccia di bollettini con invito al pagamento per non incorrere in sanzioni. Le lettere della Rai stanno arrivando a pioggia a negozianti, partite Iva che lavorano da casa, aziende che neppure hanno un televisore, persino alle parrocchie. Nei giorni scorsi la Diocesi di Milano ha pubblicato una circolare proprio per orientare i parroci interdetti di fronte al bollettino appena ricevuto dalla Rai: «Nei giorni scorsi alcuni enti ecclesiastici hanno ricevuto una richiesta di pagamento del Canone Speciale Rai di euro 121,25 - scrive nella lettera don Lorenzo Simonelli, avvocato generale della Curia milanese - Le parrocchie che al di fuori delle abitazioni private non detengono alcun apparecchio atto o adattabile alla ricezione delle trasmissione radio televisive non devono pagare alcunché. Qualora, invece, le parrocchie detengano un apparecchio Tv sono tenute a pagare il canone speciale». Insomma se il sacerdote ha la tv nella sua abitazione deve pagare il canone domestico ma non quello speciale per la parrocchia, mentre se nell'oratorio c'è la tv allora sì, scatta pure quello speciale.

Ma la domanda (devo pagarlo o no?) sta ossessionando svariate categorie, non solo i preti. Perchè la Rai non fa un invio selettivo, ma spedisce a tutti. E alcuni, nel dubbio e nel timore di sanzioni, pagano anche se non devono, come denuncia l'Aduc, l'associazione di consumatori che sta ricevendo molte segnalazioni e richieste di aiuto sul canone speciale. Gianluca, titolare di una srl che vende catene da neve on line, ha ricevuto il bollettino anche se non ha uffici aperti al pubblico e neppure il televisore, «non posso credere che dobbiamo pagare il canone, cosa devo fare?» domanda. Maurizio, da Roma, agente immobiliare con partita Iva e come sede legale casa sua, ma la Rai gli ha mandato la richiesta del canone speciale come se fosse titolare di un bar con gli schermi tv, «devo effettivamente questa assurda gabella?» domanda.

Stesso quesito di Silvana da Pitigliano, pure lei partita Iva che lavora da casa, dove ha un televisore su cui paga già il canone, ha ricevuto il bollettino di 242,47 euro del canone speciale. Risposta dell'esperto: «Se la sede legale della sua attività è dove abita ed ha un televisore, il canone speciale è dovuto, anche se per lo stesso apparecchio paga già il canone domestico». Demenziale, ma la legge lo è altrettanto.

Nell'incertezza c'è chi paga, e la Rai incassa pure questi oltre ai quasi due miliardi del canone domestico in bolletta.

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