Parigi brucia

La favola dell'islam buono: "Se c'è venga fuori"

Molte le prese di distanza dei musulmani moderati dalla violenza. Senza atti concreti

La favola dell'islam buono: "Se c'è venga fuori"

Roma - Oggi per molti esponenti della sinistra (Pd, Sel e Si) e di un certo ceto intellettuale, che come Jovanotti pensa che «il mondo sia tutto una grande chiesa», è facile stigmatizzare le parole di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini. Al leader leghista si può cercare di dare una risposta quando afferma: «Se c'è un Islam buono, ce lo dimostri».Ieri su Twitter ha riscosso molto successo Omar. «Sono musulmano, condanno gli attacchi di Parigi e come me lo fanno oltre 1,5 miliardi di musulmani», ha scritto. Belle anche le parole di Omar El Kaddouri, calciatore marocchino del Napoli. «L'umanità è stata attaccata da assassini fanatici, nulla hanno a che fare con l'Islam e con noi musulmani!». L'imam di Firenze, Izzedin Elzir, presidente dell'Unione delle comunità islamiche italiane ha condannato «senza se e senza ma», sostenendo che sia «una bestemmia usare il nome di dio invano per uccidere un'altra vita umana».Lodevole anche la dichiarazione di Ahmed al Tayyeb, imam egiziano di Al-Azhar, il più importante centro teologico sunnita, ha condannato gli attacchi «a nome dell'Islam che è innocente sul terrorismo» e ha fatto appello a «una cooperazione internazionale». Al Tayyeb è considerato un'autorità moderata, la presidente della Camera Boldrini l'aveva pure invitato a tenere una conferenza. Peccato che l'imam abbia recentemente invocato «l'unità del mondo arabo e musulmano contro il comune nemico sionista». Tra Israele e Palestina per l'Islam non c'è mai dubbio su quale sia il cattivo da eliminare.Ma, soprattutto, quali sono gli atti concreti che seguono a queste indicazioni di principio? Anche negli Stati laici come la Turchia la re-islamizzazione ha prevalso e i rapporti con Israele sono peggiorati. Nei Paesi in cui la sharia è la vera legge, come l'Iran degli ayatollah, non è permessa l'eterodossia. Nel 2002 lo storico Hashem Aghajari fu condannato a morte (ma successivamente graziato) per aver affermato la necessità di una riforma teologica dell'Islam in base al principio che «si è esseri umani indipendentemente dal credo religioso e si hanno diritti inalienabili ». È difficile da comprendere per un occidentale, ma - in senso lato - solo l'essere musulmano nell'Islam si associa alla condizione umana e all'esercizio della libertà.Non serve scomodare Oriana Fallaci e la sua veemente pubblicistica contro la «farsa del pluriculturalismo». Basta guardare le realtà europee nelle quali i musulmani rappresentano la maggioranza della popolazione, come Rotterdam in Olanda. In città alcuni avvocati chiesero l'applicazione della sharia, mentre un imam della zona si oppose alla legalizzazione del matrimonio gay definendo gli omosessuali «malati peggio dei maiali». Democrazia e tolleranza sono nemiche dell'Islam che, se è buono, non si vede.Si può circoscrivere come atto di follia terrorista quanto accaduto quest'anno a Parigi, l'11 settembre, gli attentati di Londra e della stazione di Atocha a Madrid nel 2004. Chi, invece, trascorre le proprie vacanze in Salento, però, può approfittarne per una visita alla Cattedrale di Otranto e osservare i resti degli 813 martiri (canonizzati da papa Francesco due anni fa) che nel 1480 furono trucidati dal turco Ahmet Pascià per aver rifiutato di convertirsi. Il mondo di un musulmano, infatti, si divide in due: da una parte Dar al-Islam (la terra dell'Islam) e dall'altra Dar al-Harb (la terra della guerra), abitate dagli «infedeli».

L'Islam era questo 535 anni fa e lo è anche oggi.

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