Economia

La favola della revisione senza aumentare le tasse

La favola della revisione senza aumentare le tasse

Le acque catastali si erano calmate dopo la netta presa di posizione di Berlusconi, contraria - assieme a quella di Gasparri - a ogni revisione. Ora, navighiamo ancora in acque agitate (per non dire torbide). La Sinistra ha ripreso coraggio - e insiste per colpire ancora le case - dopo una dichiarazione del premier Draghi, che ha sostanzialmente aperto a una ricognizione che dovrebbe portare a una distribuzione più equa e a una correzione di varie storture (e quindi a una revisione catastale, pure esclusa solo un mese e mezzo fa da un voto del Parlamento sulla riforma fiscale destinata all'Europa). Soprattutto, i fautori dell'aumento di tasse sull'immobiliare puntano su una presunta revisione a invarianza di gettito (sempre proclamata e mai rispettata).

Quando anni fa (governo Renzi) si pensò di rivedere il Catasto, già allora si parlò di perequazione e invarianza. La Confedilizia - pratica del ritornello - scoprì le carte e dimostrò come ogni revisione si sia sempre risolta in un aumento delle imposte. Riuscì però a ottenere che all'invarianza proposta dal Governo si precisasse che avrebbe dovuto essere a livello comunale (perché solo a questo livello si riesce a controllare in effetti se essa ci sia o no; se essa é a livello nazionale ci si deve per forza di cose accontentare di quella attestata da una fonte non terza, il Fisco). Fatto sta che, l'Agenzia delle Entrate portò gli estimi a un livello tale che, quando il nuovo Catasto arrivò al ministero dell'Economia, ci si accorse che gli italiani - che mai hanno fatto una rivoluzione - questa volta l'avrebbero magari fatta. E così, tutto fu accantonato. Renzi proclamò anzi che «la riforma del Catasto si fa distante dalle elezioni e non sotto elezioni» (come peraltro eravamo e siamo ancora oggi). Correvano altri tempi in cui trionfava la pratica dell'algoritmo; fu un successo ottenere che la formula sarebbe stata resa nota. La Confedilizia riuscì con difficoltà a ottenere che nelle Commissioni censuarie fossero presenti anche i rappresentanti di chi paga oltre che quelli dell'Agenzia delle Entrate e dei tecnici da quest'ultima sostanzialmente scelti (i tassatori, insomma).

L'ordine di aumentare le imposte sulla casa ci viene dall'estero e sostanzialmente da quelle istituzioni americane che sono partecipate dalle banche d'affari: il loro obiettivo è spostare gli investimenti degli italiani dal mattone alla finanza. Ma l'obiettivo è già stato ottenuto con le precedenti riforme catastali e con gli aumenti decisi dal premier Monti. Il problema, se davvero si pensasse di fare opera giusta, sarebbe quello di mettere in disparte il Catasto di tipo patrimoniale (basato cioè su presunti valori) e di tornare al Catasto reddituale dello Stato liberale.

* Presidente Centro studi Confedilizia

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