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Le favole ai bambini raccontate dai travestiti. "La sinistra educa così"

L'evento organizzato dall'Arci e patrocinato dalla giunta rossa. E i social si scatenano

Le favole ai bambini raccontate dai travestiti. "La sinistra educa così"

Una volta le fiabe, quando mamma non poteva, le raccontavano i 45 giri di vinile e i giradischi con la puntina. Le Fiabe sonore avevano la voce di Silverio Pisu, il nipote di Raffaele, di Pupo De Luca e Isa Di Marzio, cantavano a mille ce n'è nel mio cuore di fiabe da narrar e per ascoltarle non serviva «l'ombrello, il cappottino rosso o la cartella bella» ma bastava un po' di fantasia e di bontà... Educavano al rispetto del diverso con Il brutto anatroccolo o La bella e la bestia, il riscatto dal pregiudizio passava dal Gatto con gli stivali o da Soldatino di stagno, per avvicinare culture diverse bastava Aladino e la lampada magica o Alì baba e i 40 ladroni.

Ma in quest'epoca di doppie morali politicamente corrette e processi del lunedì montati sui social, al posto della favola tante volte si sostituisce la farsa, specie quando vecchie ideologie travestite da nuove fanno catechismo laico e solidale ai bambini. L'ultima idea meravigliosa al proposito se l'è messa in testa l'Arcifesta di Cremona con il patrocinio del Comune guidato dal sindaco Gianluca Galimberti, non a caso di centrosinistra. Per la serie «Racconti senza barriere», e già dal titolo era facile capire dove si andava a parare, le dragqueen del gruppo «Priscilla e la notte brilla» si sono improvvisate nonne (o nonni?) con il libro tra le mani e fiabe sonore di piazza per raccontare in pubblico favole ai figli degli arcigenitori. Dragqueen: cioè come spiega il dizionario «artista, generalmente omosessuale o transessuale, che si esibisce in spettacoli di varietà travestito da donna, sfoggiando un trucco e un abbigliamento volutamente appariscenti, improntati a un'idea di femminilità eccessiva e talvolta parodica». Ma una persona qualsiasi vestito da se stesso non bastava per educare a convivenze senza barriere? Evidentemente no, ci voleva un po' di gay pride per chiarire meglio il concetto ai più piccini.

Lo spettacolo ha provocato polemiche di fuoco in città e non solo. Il primo a mettere in discussione l'iniziativa è stato, manco a dirlo, il barbudos consigliere comunale della Lega, Alessandro Zagni, che su Facebook ha scritto: «All'Arcifesta una drag queen intrattiene i bambini con i racconti senza barriere, il tutto con il patrocinio e la collaborazione del Comune. Sono questi i riferimenti della sinistra per la crescita dei nostri figli». Forse un po' eccessivo anche lui ma chiaro. Quasi 400 i commenti. C'è chi non ci trova niente di male: «Gli spettacoli si facciano pure ma non accetto che si mettano bambini in mezzo» oppure «non vieto a nessuno di andarci ma sicuramente i miei non parteciperanno». E chi non risparmia la lezioncina morale: «Più scandaloso per un bambino vivere nelle famiglie finte del mulino bianco» oppure «Meglio lì che in mano ai preti».

L'Arci di Cremona ha ribattuto con una citazione del pedagogo brasiliano Paulo Freire: «Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini si educano insieme, con la mediazione del mondo». Cosa voglia dire non si sa. Poi, la risposta nel merito in simil sindacalese: «Crediamo che le diversità siano una realtà inevitabile da riconoscere e rispettare. Possiamo scegliere come vivere il nostro rapporto con le diversità: amare il prossimo, per noi, non prevede discriminazioni o pregiudizi. Il bene degli altri è anche il nostro e la felicità è un presupposto irrinunciabile per relazioni sane, aperte, umane». Sarà.

Ma con questa iniziativa adesso sono la favola del paese.

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