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Le femministe che non osano condannare i molestatori arabi

Per le radical chic il problema non è l'islam ma il maschilismo degli occidentali Maraini: «Anche da noi la donna è oggetto»

Le femministe che non osano condannare i molestatori arabi

Ci è voluto qualche giorno di riflessione ma alla fine abbiamo scoperto il vero colpevole dietro alle aggressioni contro le donne a Colonia: è il maschilismo occidentale. Sbagliato colpevolizzare i molestatori di fede islamica che alla fine, spiegano le più illuminate quote rosa dell'intelligenza nazionale, sono un problema marginale rispetto a quei bruti dei maschi europei. Su Repubblica Natalia Aspesi, che nel pezzo riesce a non nominare mai la questione islamica (sono «maschi stranieri»), evoca invece con spavento i temibili «branchi di paese» italiani, e quindi le donne occidentali che «non sono quiete da nessuna parte, anche in casa devono stare attente, gli stessi uomini che non le avrebbero difese a Colonia possono sempre spaccare loro la testa».Già tutti condannati in partenza i maschi italiani, per presunzione di femminicidio, mentre la comune identità musulmana degli aggressori non sembra destare particolari preoccupazioni nelle paladine della parità di genere. I problemi da affrontare con urgenza sono semmai «gli attacchi sul web contro i pensieri delle donne, metti povere loro che non gli piaccia Checco Zalone e lo mettano su Facebook», ecco a quel punto assicura la Aspesi piovono giù parolacce maschiliste che in confronto gli sputi in faccia e le palpate degli immigrati a Colonia sono niente.Guai a mettere sotto accusa i migranti, peggio ancora se musulmani, non si fa, non sta bene. Se c'è qualcuno da incolpare ci sono sempre i «maschi» in generale, beninteso occidentali, che si prestano sempre volentieri all'uopo e non sono una minoranza da difendere. «Da quando le donne occidentali, e in particolare quelle italiane, sono libere davvero?» fustiga la storica firma di Repubblica. E le donne nei paesi musulmani? Domanda non pervenuta. Ma ancora più intrepida è l'antropologa Amalia Signorelli, spesso ospite nei talk show in quota sinistra-sinistra (e anche «vetero femminista», come si definisce lei stessa). Intervistata da Lettera43 spiega con grande slancio creativo che a Colonia, nonostante le apparenze, è andata in scena «una guerra tra maschilisti». Scusi? La teoria è contorta ma affascinante: «l'uomo occidentale difende le donne aggredite per sentirsi superiore ai musulmani. Cercano di fare di noi donne la bandiera della loro capacità di liberazione». Insomma il problema non è affatto la concezione della donna radicata nell'Islam, ma piuttosto degli uomini occidentali che cercano di fare i furbi condannando i tentati stupri in Germania solo per sentirsi superiori ai colleghi islamici, e sottomettere meglio le donne europee. Ma alla Signorelli non la fate, vi ha beccati.Invece Dacia Maraini è sicura, non si sa bene come, che gli aggressori non siano immigrati: «Stento a credere che tra gli aggressori ci possano essere migranti e rifugiati - dice sul Mattino -, gente che ha alle spalle storie molto dolorose». Quello di Colonia è «un atto di una guerra misogina, contro le donne viste come prede». Ma stiamo attenti, avverte la scrittrice, a non fomentare razzismo facendo credere che il problema stia nella cultura islamica: «La cultura per cui una donna è proprietà di tutti, nonostante tutte le battaglie fatte, appartiene purtroppo anche ad una nostra cultura arcaica. Anche per molti occidentali la donna è prima di tutto una proprietà». Colpa nostra.

Riassume tutto, con la nota eleganza, il vignettista Vauro sul Fatto «Le nostre donne ce le stupriamo noi!».

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