Guerra in Ucraina

Feriti e mutilati, le immagini degli Azov. Il piano per salvare i mille nell'acciaieria

Il battaglione pubblica le foto dei combattenti colpiti in battaglia. "Non riusciamo più a raggiungere l'ospedale da campo". Altri attacchi russi

Feriti e mutilati, le immagini degli Azov. Il piano per salvare i mille nell'acciaieria

I visi tumefatti, i corpi martoriati dalla violenza delle bombe, le cure improvvisate con mezzi di fortuna. La resistenza nel cuore più profondo dell'acciaieria Azovstal ha il volto dei militari ucraini assediati ormai da settimane. Secondo il vice primo ministro di Kiev, Iryna Vereshchuk, sarebbero circa mille i soldati ancora nascosti nell'impianto più grande d'Europa, diventati il simbolo dell'attacco russo contro Mariupol. I civili sono stati quasi tutti evacuati negli scorsi giorni ma loro, i difensori della città costiera bombardata senza sosta da Mosca, continuano a lottare. Mentre la bandiera nazionale blu e gialla è ancora issata sulla fabbrica, a testimoniare quanto l'idea di una resa sia ancora lontana.

Le immagini di questi soldati feriti ma fieri sono state rese pubbliche al mondo per la prima volta. A diffonderle è il reggimento Azov, l'unità militare ucraina con compiti anche di polizia. «Tutto il mondo civile deve vedere le condizioni in cui si trovano e agiscono i difensori feriti di Mariupol», spiega il contingente mostrando una serie di fotografie nelle quali il dramma della guerra emerge in tutta la sua violenza. Le istantanee - pubblicate sul canale Telegram dell'unità - mostrano soldati che necessitano di cure mediche qualificate immediate e che vivono in condizioni antigieniche, con ferite aperte fasciate con quello che resta di bende non sterili, ma anche senza i farmaci e persino senza cibo. Alcuni hanno gli arti inferiori o superiori amputati, altri hanno il viso deformato, altri ancora mostrano i segni profondi dei proiettili e delle schegge. E c'è perfino chi, nonostante la sofferenza, fa il segno della vittoria. L'obiettivo del battaglione Azov è liberare quanto prima gli uomini trincerati nelle gallerie sotterranee dell'acciaieria: «Chiediamo l'immediata evacuazione dei militari feriti nei territori controllati dall'Ucraina, dove riceveranno assistenza e cure adeguate», spiega il reggimento del suo appello rivolto in particolare a Onu e Croce Rossa.

Al momento, le autorità ucraine stanno lavorando per far andare via in sicurezza i soldati feriti, i sanitari e i cappellani militari. «Il personale medico desidera uscire assieme ai feriti, perché bisogna accompagnarli, qualora si apra un corridoio umanitario», prosegue Vereshchuk. Aggiungendo che la Turchia «ha lavorato strettamente» con l'Ucraina in quest'opera e non escludendo che l'evacuazione possa avere luogo via mare, grazie a una imbarcazione dotata di attrezzature mediche messa a disposizione da Ankara. Kiev chiede però a Mosca rassicurazioni che «non cominci a sparare» durante il trasporto, spiegando che però al momento «mancano garanzie scritte».

Nel frattempo le violenze intorno ad Azovstal proseguono. Sarebbero almeno 34 gli attacchi aerei sferrati nelle ultime 24 ore da parte dell'esercito russo, inclusi quelli che hanno coinvolto otto bombardieri strategici. Secondo il battaglione Azov, le unità russe starebbero usando «artiglieria navale, razzi Mlrs, Ur-77, carri armati. Non smettono di cercare di catturare l'acciaieria e continuano a effettuare assalti quotidiani con il supporto della fanteria», spiegano i militari. La conferma arriva dal comandate del reggimento, Svyatoslav Palamar: «Gli attacchi russi all'acciaieria Azovstal di Mariupol sono proseguiti per tutta la notte. Vi sono feriti, molti anche in maniera grave che non possono raggiungere l'ospedale da campo nel mirino dell'aviazione» di Mosca. Eppure la resistenza nella città martire non demorde. Come annunciato dal consigliere del sindaco Petro Andriushchenko: «I tentativi di assalto non stanno avendo successo, la bandiera ucraina sventola in cima a un edificio dell'impianto siderurgico». Fiera, come i volti dei soldati ancora bloccati nei sotterranei.

Con i corpi martoriati e la voglia di combattere per la patria.

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