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"Fermare l'Alta velocità sarebbe folle. Il sistema Italia avrebbe danni enormi"

Il presidente di Federmanager Stefano Cuzzilla: "Perderemmo in ricchezza e credibilità"

"Fermare l'Alta velocità sarebbe folle. Il sistema Italia avrebbe danni enormi"

Anche i manager italiani si schierano a favore della Tav. «Bloccarla sarebbe una follia» afferma Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager, l'associazione che riunisce 180mila dirigenti. «Siamo a favore delle infrastrutture, e questa in particolare è già stata decisa in via definitiva, con investimenti di tempo e denaro. Ne va della credibilità del Paese: non possono essere rimesse in discussione scelte così strategiche. Si rischia di disorientare gli investitori esteri: è una questione di sistema».

Dell'analisi costi-benefici che impressione si è fatto?

«Avevo già i miei dubbi, ora sono aumentati. È uno studio che non considera molti fattori, dagli effetti positivi che si avrebbero sull'occupazione e l'indotto fino alle conseguenze a catena su tutto un network logistico, dal porto di Genova a quello di Trieste. È una valutazione incompleta che non tiene conto di aspetti rilevanti».

Bloccando la Tav ci sarebbe un danno all'industria del Paese?

«L'indotto delle grandi opere è costituito da piccole e medie aziende che sono il 98% del nostro tessuto produttivo. Il governo da un lato vuole sostenere le imprese minori, poi si perde su questioni da cui dipende la loro sopravvivenza».

È d'accordo con la Confindustria quando stima in 50mila i posti di lavoro a rischio?

«Sì, concordo. Siamo in sintonia con Confindustria. Pensiamo allo stesso modo che la ricchezza si produca in fabbrica, non con gli assegni del reddito di cittadinanza».

È preoccupato per la recessione?

«Mi spaventa soprattutto nei suoi aspetti psicologici: la sola parola recessione gela consumi e investimenti, si rischia lo stallo. Il rischio è che si inceppino i meccanismi dell'economia, e uscire da questo volano poi è difficile».

Voi siete fautori dell'innovazione come strumento di crescita.

«Un segnale positivo da parte del governo è stata l'introduzione del voucher per l'innovazione. Sono stati stanziati 25 milioni annui a fondo perduto per tre anni a favore delle piccole imprese, da investire in competenze digitali. Una battaglia nostra, per incrementare le competenze».

Ci saranno più manager dedicati all'innovazione?

«Porteranno un nuovo contributo tecnologico e digitale in azienda. Il voucher è un primo passo per dare la spinta alle imprese a creare delle posizioni stabili. Noi stiamo investendo in formazione per far sì che i manager siano all'altezza delle aspettative. Sarà un'opportunità per molti dirigenti che oggi devono affrontare gli esiti nefasti di acquisizioni, fusioni o crisi aziendali ma che hanno le competenze giuste».

In Italia l'impresa è ancora di profilo familiare.

«Con Confindustria stiamo lavorando sulla cultura d'impresa per far capire le debolezze della dimensione familiare. Il passaggio generazionale, in particolare, è un momento delicatissimo, la prima causa di crisi aziendale in Italia».

E che cosa proponete?

«Un figlio può essere un bravo azionista ma può non avere le capacità del manager.

Quest'ultimo andrebbe introdotto gradualmente nell'organizzazione per guidare l'azienda senza traumi nei momenti più difficili».

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