Cronache

Ferrari, 90 anni di amore. Il Duomo si tinge di rosso

In piazza tutti i campioni F1 da Vettel a Leclerc Monza rinnova il contratto: Gp per altri 5 anni

Ferrari, 90 anni di amore. Il Duomo si tinge di rosso

L a Ferrari è passione, emozione, velocità. Ma è anche donne, uomini, automobili. C'era tutto questo ieri sotto la Madonnina per festeggiare con uno show mai visto i 90 anni della Scuderia e le 90 edizioni del Gran premio d'Italia. Piazza del Duomo si trasforma in Piazza Rossa, la marea che invade il sagrato vestita di rosso, come avevano chiesto i piloti e Mattia Binotto, è impressionante, diecimila persone almeno, per cantare la loro voglia di #essereFerrari. Due ore di febbre rossa con la gente in piazza, ai balconi, lungo il percorso della parata delle auto storiche da Piazza Cordusio al Duomo. «La Ferrari è quasi una religione - dice Charles Leclerc. Da quando ero bambino giocavo con le macchinine e quella rossa era la mia preferita». Adesso è il più giovane ad aver vinto un Gran premio con la Ferrari e timidamente chiede: «C'è qualcuno che ha vinto la seconda gara il Gran Premio dopo aver vinto la prima?». Sebastian Vettel canta Toto Cotugno, si lascia andare con un selfie dal palco. «Solo con la Ferrari si possono vedere queste cose. Avevo sette anni quando vedevo Michael vincere e sognavo -ricorda- Sognavo i salire e vincere con questa macchina. Noi tedeschi non facciamo troppe promesse, ma vi posso assicurare che non guiderò piano piano come canta la canzone».

Dal bianco e nero degli anni Venti qaundo tutto incominciò fino all'esplosione di colori dei 31 titoli mondiali in Formula1 (15 piloti, 16 Costruttori) da aggiungere a quelli con le vetture Sport e ai successi leggendari alla Mille Miglia, alla Targa Florio, a LeMans, Daytona e Sebring, la storia della Scuderia scorre sul palco. Ci sono il passato, il presente e il futuro con i ragazzi della Driver Academy tra loro Mick, il figlio di Michael Schumacher e Giuliano, il figlio di Jean Alesi. La Scuderia Ferrari nacque il 16 novembre 1929, parecchi anni prima della Ferrari stessa (1947). Enzo Ferrari non costruiva ancora le sue automobili, ma faceva correre quelle degli altri, soprattutto quelle dell'Alfa Romeo. E lo spettacolo parte proprio dall'Alfa Romeo 6C guidata da Nuvolari negli anni Trenta, la mamma delle 8C che nel 1932 a Spa ospitarono per la prima volta sulla carrozzeria il Cavallino Rampante dono della famiglia di Francesco Baracca. Una delle frasi famose di Enzo Ferrari recitava: «Sono l'uomo che ha sognato di essere Ferrari». Il suo sogno è andato ben oltre. A raccontarlo tanti piloti con Jean Alesi e soprattutto Kimi Raikkonen a far salire l'applausometro. Mario Andretti è arrivato dall'America, Eddie Irvine da qualche isola ben frequentata. Ci sono Prost, Badoer, Berger, Fisichella, Capelli e vedere un 5 volte campione del mondo come il professor Prost estrarre il suo telefonino e filmare la folla rende l'idea di quel che sta succedendo.

C'è anche il tempo di festeggiare la firma del prolungamento del contratto di Monza con la Formula 1. Altri cinque anni di Gran Premio come aveva promesso mesi fa il presidente dell'Aci Sticchi Damiani. E quando sul palco salgono i piloti di oggi e Mattia Binotto l'applausometro schizza. C'è il tifoso con un motore tatuato sullo petto e il numero di Seb sulla schiena. Riesce a stringere la mano al suo idolo e probabilmente non si laverà più Scene di ordinaria follia ferrarista. Mattia Binotto, il team principal con il sorriso incorporato, chiama l'ad ferrarista Camilleri e il vicepresidente Piero Ferrari, il custode della storia. Manca solo il presidente John Elkann, in America a scorporare Iveco e Cnh Industrial, ma in giro c'è suo fratello Lapo di rosso vestito. Binotto chiama sul palco gli uomini che hanno scritto la storia e un tempo erano stati dimenticati, il presidente Montezemolo, Jean Todt, Cesare Fiorio, Stefano Domenicali, Maurizio Arrivabene. È bello e giusto dimenticare vecchie gelosie. Montezemolo quasi si commuove al grido «Un presidente, c'è solo un presidente». Lui di Mondiali, tra direzione sportiva ai tempi dell'ingegnere e presidenza, ne ha vinti 19. Ma #essereFerrari oggi significa essere squadra, essere uniti. E incassare pure la frase detta da Hamilton a Sky: «Da bambino tifavo Ferrari». Come quel mare rosso che grida «Doppietta doppietta» C'è un Gran premio da vincere. Per rivedere sotto il podio di Monza quel cuore rosso che copre piazza del Duomo al calar della sera.

Rosso di sera, vittoria si spera.

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