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La Camera vota il nuovo Senato: la maggioranza rimane sola

Forza Italia compatta nonostante le contrarietà dei filo nazareni. Anche da Lega e Sel no. M5S fuori dall’Aula

La Camera vota il nuovo Senato: la maggioranza rimane sola

Nessun colpo di scena. La Camera approverà in seconda lettura le riforme costituzionali, che contengono la revisione del Titolo V e la trasformazione dell’attuale Senato in una Camera delle Regioni. Ma il voto avviene all’insegna della divisione del Partito democratico. Al Nazareno, infatti, la sinistra interna voterà a favore, ma in un clima di tensione crescente ha rimarcato le proprie critiche al testo. Forza Italia, invece, conferma il proprio "no" con l'ala vicina a Denis Verdini che, però, "profondo disagio e dissenso rispetto alla decisione di votare contro le riforme istituzionali all’esame della Camera".

La Camera approva il ddl Boschi, che ora torna in Senato, con 357 voti favorevoli e 125 contro. "Abbiamo fatto un passo in avanti - esulta il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi - è un nuovo tassello per il quale dobbiamo ringraziare i deputati. Ora si va avanti, abbiamo tanti argomenti da affrontare, a cominciare da scuola, fisco e Pubblica amministrazione". Dopo la rottura del Patto del Nazareno, però, Forza Italia ribadisce il "no" a Matteo Renzi. "Lei - ha tuonato il presidente dei deputati azzurri Renato Brunetta al premier assente - ha tradito la nostra fiducia, per il potere. Per questo la riforma si è trasformata in un fantasma che si aggira nella nostra democrazia, una democrazia trasformata in una democratura". L'opposizione di Forza Italia è compatta anche se i deputati vicini a Verdini ha acconsentito a votare contro con grande "disagio e dissenso". Lo hanno fatto solo per affetto nei confronti di Silvio Berlusconi. Nella lettera scritta dal coordinatore di Forza Italia in Toscana Massimo Parisi, su cui sono state raccolte le firme di 17 deputati azzurri, si rivendica di non aver votato "norme mostruose né partecipato ad una svolta autoritaria del Paese", ma di aver contributo a migliorare norme che nell’altro ramo del parlamento. La lettera critica aspramente la gestione del gruppo di Forza Italia alla Camera e si lamenta di trovarsi ora su posizioni vicine ai Cinque Stelle.

Anche la Lega Nord e il Sel hanno deciso di votare "no". L'unico gruppo a proseguire l’Aventino è il Movimento 5 Stelle. "È davvero doloroso per me essere qui oggi - ha detto il deputato M5S Danilo Toninelli - ma lo faccio con l’orgoglio di chi ha il compito di testimoniare la contrarietà al tentativo di rovinare la Costituzione imposto con metodi fascisti". Una decisione che paradossalmente aiuta politicamente Renzi. Se infatti i deputati pentastellati fossero stati presenti, i loro voti contrari uniti a quelli di Forza Italia, Sel e Carroccio, avrebbero reso determinanti i voti dei bersaniani. Non che questi ultimi abbiano mai intenzioni di votare contro e provocare la bocciature delle riforme, ma in ogni caso gli sarebbe servito rivendicare il loro essere determinanti. Il suo sì, Pierluigi Bersani, lo vende a caro prezzo. "Poi bisognerà cambiare la legge elettorale - mette le mani avanti Bersani - chiedo di modificarla, altrimenti non sarei stato in grado di votarla". Insomma, il "sì" al nuovo Senato in cambio delle modifiche all'Italicum.

Insomma, la battaglia resta aperta.

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