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Fico, colpo finale a Di Maio. Grillo costretto a tornare

Il presidente della Camera spinge per l'espulsione. Il comico prova a mediare: "Ci biodegradiamo"

Fico, colpo finale a Di Maio. Grillo costretto a tornare

Ovviamente c'entrano anche loro due nella sfida tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, lo scontro finale che minaccia di sconquassare definitivamente il M5s. Roberto Fico, l'uomo delle mediazioni interne, che per una volta decide di mandare tutto all'aria mettendo alla porta l'ex capo politico. E poi c'è lui, Beppe Grillo, il leader dei tempi del Vaffa, il comico che scompaginava tutto con qualche riga sul Blog, ora alla ricerca di un'intesa impossibile per evitare la dissoluzione della sua creatura. Il Garante e il Presidente della Camera si scambiano i ruoli. Ed ecco Fico indossare l'elmetto, proprio mentre Grillo si prepara a calare a Roma giovedì nel tentativo di scongiurare il big bang. «Siamo arrabbiati e delusi - scandisce da Napoli la terza carica dello Stato - non riesco a comprendere che il ministro degli Esteri Di Maio attacchi su delle posizioni rispetto alla Nato e all'Europa che nel Movimento non ci sono e non se ne dibatteva prima». Ma non è tutto. Fico insiste e arriva a dire che il M5s è da sempre atlantista ed europeista. Una forzatura, date le posizioni storiche dei grillini contro l'Euro e quantomeno critiche sull'Alleanza atlantica. Però tutto fa brodo per alzare la tensione e spingere Di Maio verso l'addio. «Non capisco perché nel Movimento ci sono questi attacchi su Ue e Nato. Subiamo una cosa che secondo me è mistificatrice, non aderente alla realtà del M5s rimasto sempre legato a Ue e Nato», prosegue l'affondo. Infine la stoccata più dura: «Non c'è nessun Conte-Di Maio, state sbagliando prospettiva, l'unica cosa che c'è è, al massimo, Movimento-Di Maio, perché attaccare il M5s su posizioni che non sono in discussione dispiace a tutta la nostra comunità». Di Maio è isolato e ha tutti contro, dice Fico. Un modo nemmeno troppo gentile per accompagnare alla porta il suo eterno gemello diverso.

I deputati e i senatori leggono le agenzie. C'è chi è sorpreso dai toni forti di Fico. Altri non si meravigliano più di tanto. «Fico da anni fa la guerra a Di Maio, vuole la deroga ad hoc sul terzo mandato e spera che sia Conte a decidere chi si salverà, perciò ora fa il contiano», la mette giù senza fronzoli una parlamentare pentastellata di spicco. Sembra lontano il giorno in cui Fico e Di Maio si precipitarono in fretta a furia a Marina di Bibbona per convincere Grillo a ricucire con Conte. Adesso gli ex dioscuri del M5s indossano i panni degli incendiari, l'eccentrico fondatore prova a fare il pompiere.

Il Garante è atteso a Roma giovedì, all'indomani di un'assemblea congiunta che si preannuncia infuocata. Chi ha avuto modo di parlarci, descrive un fondatore infuriato. Arrabbiato per le liti spiattellate sulle pagine degli odiati giornali. Contrariato per le interviste dei vicepresidenti Michele Gubitosa e Riccardo Ricciardi, colpevoli di non aver lasciato cadere nel vuoto le dichiarazioni di Di Maio. Irritato per le notizie, fatte filtrare dai fedelissimi di Conte, su una imminente espulsione dell'ex capo politico. «Così ci biodegradiamo in tempi record», si è sfogato Grillo, ricorrendo di nuovo alla metafora del Movimento biodegradabile. Per il fondatore Di Maio andava ignorato, piuttosto Conte dovrebbe accelerare sul recupero dei soldi dei morosi che non restituiscono e sul no al terzo mandato. Ma, secondo i maligni, Grillo stavolta ha un'influenza ridotta rispetto anche al recente passato. Colpa del contratto annuale di 300mila euro offertogli da Conte.

«Beppe non può mediare su nulla, lo hanno silenziato con la consulenza», è la voce che rimbomba tra i parlamentari.

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