Politica

Figuraccia del governo tra modifiche e rinvii. La Stabilità è una farsa

Il maxiemendamento è senza coperture e viene più volte riscritto, voto nella notte. Morando contestato in Aula. Brunetta: "Sono dilettanti allo sbaraglio"

Ancora caos e rinvii per la legge di Stabilità. La sessione di bilancio è completamente sfuggita di mano al governo Renzi, tanto che il maxiemendamento, dato per pronto giovedì mattina, è arrivato solo ieri in tarda serata alla Commissione per l'ultimo parere tecnico, e il passaggio all'Aula di Palazzo Madama è slittato a tarda notte (oggi era impossibile perché nell'emiciclo si tiene il tradizionale concerto di fine anno).

Colpa della grande quantità di misure inserite negli ultimi passaggi e dei tanti microinterventi, insostenibili per le casse pubbliche, firmati da deputati della maggioranza, ma anche dall'esecutivo. Per dirla con Maurizio Sacconi, capogruppo Ncd e quindi membro della coalizione di governo, sono stati «compiuti errori» nel rapporto con la commissione parlamentare, perché, presentando tante proposte di modifica, l'esecutivo «ha concorso a complicare» la situazione.

Ma dentro la legge sono finite anche misure non volute dal premier e il lavoro di Palazzo Chigi ieri è stato quello di eliminare quelle più pericolose in termini economici. Norme, ha spiegato il relatore Enrico Morando, viceministro dell'Economia, «finanziariamente esposte».

Quelle eliminate sono trenta, tra le quali ieri sera risultava l'istituzione dell'albo unico dei consulenti finanziari (in sostituzione dell'albo dei promotori), che avrebbe sottratto i promotori a una serie di oneri, economici e di controllo. Modifica di provenienza Pd che fatto infuriare Renzi. Poi la destinazione del 20% delle royalties petrolifere al risanamento del dissesto idrogeologico e la competenza dell'Antitrust sull'affidamento delle concessioni dei servizi pubblici locali. Soppressa anche la finalizzazione al settore pesca della cassa integrazione in deroga.

I senatori movimento 5 stelle hanno denunciato la presenza di lobbisti nei corridoi di Palazzo Madama e hanno fatto l'elenco di altri «emendamenti marchetta» presenti nella Legge di Stabilità. «Rincaro Pellet, Istituto tecnologico Genova, Italia Lavoro, Salva Piemonte, Italia Expo, Tempa Rossa, Deroga Art.19 per dirigente Mef; Telesina, Siti interesse nazionale e Proroga Sdm-Mit».

Per Forza Italia è stata la dimostrazione che il governo è «in stato confusionale». Sono «dilettanti allo sbaraglio, per di più arroganti», hanno denunciato Renato Brunetta, capogruppo di Forza italia alla Camera e Rocco Palese, capogruppo in commissione Bilancio.

Clima tesissimo, che è diventato protesta aperta dei senatori quando il viceministro Enrico Morando ha annunciato all'Aula di Palazzo Madama di non avere ancora il testo del governo. Poi, ancora di più, quando il ministro Maria Elena Boschi ha annunciato il voto di fiducia sul maxiemendamento. Disagio non solo delle opposizioni. Proprio il ministro Boschi ieri sera veniva individuato da fonti del Pd come il responsabile del corto circuito governo-maggioranza.

Il caos ha rischiato di fare traballare il principale provvedimento economico del Paese, proprio mentre l'Unione europea ha i riflettori puntati sull'Italia. Forse per questo l'esecutivo ha deciso di reintrodurre all'ultimo momento qualche accenno di riforma nella legge di Stabilità.

Ad esempio il giro di vite sulle società partecipate dagli enti locali, con lo scioglimento di quelle che hanno più amministratori che dipendenti.

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