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Finanziaria, c'è il bonus bebè. Anche la Francia ci bacchetta

Il ministro Fontana ripropone gli sgravi per le famiglie Da Parigi un altro richiamo: «L'Italia indebolisce l'Ue»

Finanziaria, c'è il bonus bebè. Anche la Francia ci bacchetta

La legge di Bilancio è una camera di compensazione delle varie istanze politiche dei ministeri. È sempre stato così e il quadro non muta nemmeno con il sedicente «governo del cambiamento». Ieri sera dopo il vertice sul Fisco che ha visto a Palazzo Chigi Conte, Di Maio e Salvini, i grillini hanno fatto subito sapere che dal condono sparisce la dichiarazione integrativa. Una novità poi confermata dai leghisti: ci sarà un emendamento al provvedimento in Senato. Sarà quindi possibile regolarizzare solo il dichiarato. Restano tutte le misure della pace fiscale, come la possibilità di spalmare in 5 anni il dovuto, la possibilità di uscire da ogni grado di giudizio del processo tributario pagando una piccola percentuale commisurata alla vittoria nei vari gradi di giudizio. Tra le modifiche concordate c'è la possibilità di correggere gli errori formali nelle dichiarazioni dei redditi con 200 euro per ogni anno. I dati sulle transazioni finanziarie saranno anche subito messi a disposizione della Guardia di Finanza. Tra le novità torna anche il bonus-bebè con uno stanziamento di 444 milioni euro. È quanto prevede un emendamento alla manovra del ministro per la Famiglia, Lorenzo Fontana, Il sussidio avrà anche una nuova formulazione: per ogni figlio successivo al primo è previsto un incremento del 20% sugli importi erogati. Nel dettaglio le nuove misure prevedono due fasce di reddito (fino a 7mila e da 7 a 25mila euro) per gli assegni alle famiglie in stato di bisogno.

Il bilanciamento tra le diverse forze dell'esecutivo è testimoniato anche da tre differenti emendamenti provenienti dal governo e dalla maggioranza. C'è l'Iva agevolata al 5% per i materiali da riciclo e compostaggio (M5S) e per il pane contenente spezie, cereali, semi e zuccheri (M5S + Lega) o la proroga del superammortamento per i beni strumentali sotto i 516 euro (Lega). E poi 2,2 milioni in tre anni per diffondere la musica Jazz (M5S). Nella miriade di 3.500 emendamenti c'è anche questo e più che al solito «assalto alla diligenza» è lecito pensare a un clima da saldi di fine stagione.

Tanto più che la Commissione Ue, su pressione dei Paesi del Nord, non è incline a fare sconti. Ieri il ministro francese dell'Economia, Bruno Le Maire, si è detto «rammaricato» perché il governo italiano «ha respinto la mano tesa» da Bruxelles e ha invitato l'Italia a «una prova di responsabilità» sulla materia. «Queste sono le nostre regole di tutti, che ci proteggono, che rafforzano la nostra Eurozona e tutti noi le abbiamo liberamente scelte», ha sottolineato aggiungendo che «quando le rispettiamo tutti, ci rafforziamo tutti, con la Cina, con gli Stati Uniti; quando ognuno fa quello che vuole, tutti ci indeboliamo». La replica del collega italiano Giovanni Tria è stata gentile ma ferma. «L'Europa - ha detto - non ci sembra consapevole della situazione e appare incapace di fare una politica di contrasto al rallentamento europeo» un problema europeo da affrontare assieme con una politica europea e non separato e conflittuale». E se anche il «mediatore» Giuseppe Conte ha annunciato che «all'orizzonte non è prevista nessuna correzione», è chiaro che l'interlocuzione con Juncker sarà solo di facciata.

Il binomio reddito di cittadinanza-quota 100 è ormai un totem. Lo si comprende bene dal fatto che M5S e Lega abbiano ritirato un emendamento promosso dall'Ordine dei commercialisti che allargava il regime dei minimi (flat tax al 15%) ai professionisti con partecipazioni in società di capitali e introduceva una deduzione per il costo del lavoro di eventuali dipendenti. Le risorse non ci sono.

Ma Lega e M5S continueranno a parlare di tasse che diminuiscono.

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