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Alla fine l'arbitro fischia dopo 18 mesi di silenzio

Messo da parte l'attento riserbo del Quirinale: così il capo dello Stato prepara la transizione

Alla fine l'arbitro fischia dopo 18 mesi di silenzio

Roma - La crisi è in freezer e il presidente si è sbrinato. Ma la prima mossa dell'arbitro è quella di prendere tempo. «Ci sono di fronte a noi impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all'altezza dei problemi del momento». La legge di Stabilità innanzitutto, che bisogna «mettere in sicurezza» facendola approvare anche dal Senato. Matteo Renzi è d'accordo e, guardandolo in faccia, rassicura il capo dello Stato. «Tutti i passaggi istituzionali saranno rispettati». Poi, certo, ci sarebbero pure le banche in difficoltà e la legge elettorale, qui però entriamo nel porto delle nebbie perché il premier vuole lasciare Palazzo Chigi in fretta e, prima di indicare il nome del suo successore, deve risolvere qualche problema interno.

Dunque, crisi frenata, sospesa, messa cinque giorni fra parentesi, postdatata a venerdì. Mattarella intanto è uscito dal frigo. Dopo un anno e mezzo di «attento riserbo», che è stata la cifra iniziale del suo settennato, ora gli tocca spazzarsi via i residui di ghiaccio dal vestito blu e darsi da fare per preparare la transizione. Il problema è che non è ancora chiaro, nemmeno sul Colle, quale sarà lo sbocco finale. Governo? Governetto? Elezioni? Fosse solo per lui, rimanderebbe Renzi alle Camere a riottenere la fiducia e terrebbe in vita il Parlamento fino alla scadenza naturale del 2018.

Però le variabili sono tante e Matteo è quella meno controllabile. Fin dalle proiezioni iniziali, tra il Quirinale e Palazzo Chigi si è aperto una specie di filo diretto. Una telefonata notturna, l'incontro informale in mattinata, durato più di un'ora, le dimissioni formalizzate in serata. Tra un vertice e l'altro, Mattarella chiede al capo del governo di «restare un altro po'», fino al varo della Finanziaria, come accadde nel 2012 con Mario Monti. Renzi accetta: una settimana, venti giorni, si vedrà.

La seconda richiesta invece, almeno per ora, cade nel vuoto. Se tu non accetti il reincarico, gli spiega il presidente, devi però proporre un nome o una rosa per la guida dell'esecutivo. Accantonata l'ipotesi di un governo tecnico, considerata una «stagione chiusa», l'opzione principale per Mattarella è un governo politico incentrato sul Pd, che con i suoi alleati controlla le Camere. E siccome Renzi è il segretario, a lui spetta il compito di suggerire il successore. Matteo, che forse punta al voto anticipato, non gli risponde. Da qui la preoccupazione del Colle, che non vuole una fase di instabilità, e l'appello: «Il clima politico, pur nella necessaria dialettica, sia improntato a serenità e rispetto reciproco». Ma resta la fiducia.

«L'alta affluenza al referendum è la testimonianza di una democrazia solida, di un paese appassionato, capace di partecipazione attiva».

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