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Finisce nel nulla l'inchiesta che fece cadere la Guidi

Archiviato il caso Tempa Rossa. Il ministro non era indagata ma fu silurata per il ruolo del compagno

Finisce nel nulla l'inchiesta che fece cadere la Guidi

È stata un'inchiesta che ha fatto tremare il governo, spinto un ministro alle dimissioni, sulla quale si sono versati fiumi d'inchiostro con i giornali che pubblicavano ogni giorno intercettazioni ad alto tasso scandalistico ma che non avevano nulla di penalmente rilevante. Per i grillini, quella su Tempa Rossa, era addirittura un'indagine «peggiore di Tangentopoli». L'ex ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, compagna del principale indagato, Gianluca Gemelli, che si sospettava avesse approfittato del ruolo istituzionale di lei per ottenere vantaggi personali, finì per lasciare la poltrona, travolta dall'accusa di conflitto di interessi, e poi chiuse definitivamente con la politica. Neppure l'allora premier Matteo Renzi fece quadrato intorno alla Guidi: «È indifendibile. Chi sbaglia paga», la scaricò.

Ebbene, di tutto questo, del filone principale dell'inchiesta, che dalla Procura di Potenza, dove era partita con i fuochi d'artificio per poi passare a quella della Capitale per competenza territoriale, non rimane nulla. Tutto archiviato. Lo ha stabilito il gip del Tribunale di Roma, come anticipato dal quotidiano il Tempo, dopo che lo stesso pubblico ministero aveva sollecitato l'archiviazione per tutti gli indagati. Evidentemente, le accuse - che andavano dall'associazione a delinquere, all'abuso d'ufficio, al traffico d influenze - sul «quartierino romano» che voleva fare affari con il petrolio in Basilicata, proprio non reggevano. L'inchiesta Tempa Rossa è quella in cui si è parlato tanto di un emendamento alla legge di Stabilità 2015, passato nottetempo e sponsorizzato dall'allora ministro Maria Elena Boschi, che avrebbe portato al compagno della Guidi lavori di subappalto per milioni di euro nel settore petrolifero. I fari dei magistrati erano puntati sulle continue richieste di Gemelli alla Guidi. Un'intercettazione, in particolare, ha contribuito ad inguaiare l'ex ministro, quella in cui lei chiama il compagno per dirgli che sarebbero riusciti a rimettere l'emendamento nella legge di Stabilità, se Maria Elena Boschi fosse stata d'accordo, per sbloccare Tempa Rossa. Per questo anche l'allora ministro per i Rapporti con il Parlamento venne ascoltata come persona informata sui fatti dai pm di Potenza. L'inchiesta, insomma, puntava in alto. Una volta arrivata a Roma, invece, si è sgonfiata. Anche se per la Procura Gemelli avrebbe speso con troppa disinvoltura il nome della sua compagna, talvolta magari millantando, alla fine non è emerso che abbia mai «richiesto compensi per interagire con esponenti della compagine governativa».

In un altro filone della stessa indagine era finito anche l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex capo di Stato maggiore della Marina, accusato di abuso d'ufficio. Secondo i magistrati, attraverso De Giorgi il compagno della Guidi era riuscito ad avere commesse di lavoro al porto di Augusta. In cambio l'ammiraglio avrebbe ottenuto lo sblocco dei fondi per il programma navale. Anche in questo caso fiumi di inchiostro sull'accusa di aver favorito la nomina del presidente dell'Autorità portuale di Augusta per avvantaggiare Gemelli, con tanto di dossier anonimo pieno di calunnie contro l'alto ufficiale. Adesso anche De Giorgi esce di scena.

La sua posizione è stata archiviata, come tutte le altre.

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