Cronache

Finita l'odissea dei naufraghi. Ma adesso si teme la strage

Mancano all'appello 179 persone che erano a bordo mentre sale a tredici il numero dei cadaveri recuperati

Finita l'odissea dei naufraghi. Ma adesso si teme la strage

Brindisi - Alle sette e trenta della sera, mentre le gelide bordate di tramontana spargono neve sulle banchine, il muso della nave San Giorgio si affaccia nel porto di Brindisi, dove lo specchio d'acqua già da due giorni è stato sgomberato e trasformato in un grande bacino destinato ad accogliere i superstiti. A bordo ci sono i 214 naufraghi raccolti da Marina e Aeronautica militare dopo ore drammatiche e interminabili, scandite dal rombo degli elicotteri e delle motovedette confluiti attorno alla Norman Atlantic, il traghetto partito dalla Grecia e diretto ad Ancona divenuto una trappola di fuoco che ha provocato undici morti oltre a due marittimi albanesi, che hanno perso la vita in un primo tentativo di agganciare il relitto con un rimorchiatore.

Sulle banchine del molo Costa Morena di Brindisi ci sono le luci dei lampeggianti blu delle forze dell'ordine e delle ambulanze. Gli uomini con la tuta scura e il caschetto rosso mettono in sicurezza le cime della grande nave grigia, tutt'attorno c'è uno strano silenzio mentre a tratti la neve si fa più fitta. I parenti sono a poche decine di metri, alcuni hanno portato i trolley con vestiti puliti per i familiari, hanno atteso prima sulla nave San Giusto, trasformata per qualche ora in una struttura di accoglienza, e poi si sono messi in marcia e si sono fermati vicino alle transenne mentre venivano completate le manovre e si apriva il grande portellone.

E circa un'ora più tardi è davvero finita, i naufraghi hanno toccato terra dopo oltre due giorni: il passo incerto, le coperte sulle spalle, i volti arrossati e sferzati dal vento, le mani livide per il gelo. E quindi gli abbracci, le lacrime per sciogliere paura e commozione e anche i sorrisi che spuntano sui volti che comunque portano i segni del dramma e riflettono quelle ore trascorse in mare con le mani protese verso l'alto per tentare di afferrare la salvezza. I superstiti sono stati identificati, hanno consegnato i telefoni cellulari, l'equipaggio è stato interrogato dagli investigatori giunti sulla nave in elicottero.

E mentre il dramma di chi ce l'ha fatta si conclude su una banchina imbiancata del porto di Brindisi, prende consistenza il terribile sospetto che il bilancio sia molto più grave. Il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, che conduce l'inchiesta, non usa mezzi termini. E snocciola numeri drammatici: su 499 a bordo (478 tra passeggeri ed equipaggio, 18 in overbooking e tre clandestini) non si hanno notizie certe di 179 persone. Alcuni potrebbero essere stati soccorsi da mercantili greci, ma le notizie sono frammentarie e la stampa ellenica nei giorni scorsi ha rilanciato l'ipotesi di 38 dispersi.

Il magistrato non nasconde la gravità della situazione e lo dice chiaro e tondo: «È presumibile che altre vittime siano ancora sul relitto». Insomma, per il momento c'è ancora grande incertezza. E cresce il sospetto che a bordo potessero esserci diversi clandestini oltre ai tre tratti in salvo fino ad ora.

E così, i dubbi si accavallano: potranno essere sciolti solo dopo l'esame del relitto, che è stato agganciato e dovrebbe giungere oggi a Brindisi.

Commenti