Politica

Il finto boom: Cinque stelle -4% Il vero boom: centrodestra +4%

L'exploit a Roma e Torino nasconde una realtà amara per Grillo: dalle Politiche del 2013 consensi in diminuzione. L'alleanza moderata invece guadagna voti

È del centrodestra la migliore performance di queste elezioni comunali. E a dirlo non è il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi ma l'istituto di ricerca Carlo Cattaneo che con l'incontrovertibilità delle cifre smonta una serie di leggende metropolitane costruite ad arte intorno al successo di due, e soltanto due, esponenti grilline: Virginia Raggi a Roma e Chiara Appendino a Torino. Insomma i grillini di lotta e di governo hanno sicuramente portato a casa un risultato clamoroso a Roma e anche a Torino. Ma dietro i fuochi d'artificio delle grandi città, si nasconde una realtà diversa.

Nella galassia della politica i movimenti importanti secondo l'istituto Cattaneo non sono certamente legati ad un boom del M5S, che non c'è, ma ad una crescita di 4 punti percentuali del centrodestra rispetto alle politiche del 2013: analizzando i flussi di 18 capoluoghi al voto, i moderati passano dal 25,4 al 29,5. Anche il centrosinistra guadagna qualcosina nel confronto con il 2013 passando dal 33,1 al 34,3. L'altro fenomeno da monitorare è quello dell'astensionismo che al Nord ha toccato meno 10 punti con un calo del 12,9 a Milano.

Non ha quindi torto Matteo Orfini, presidente del Pd, che rispedisce al mittente i toni trionfalistici di Beppe Grillo e con i dati del Cattaneo alla mano sottolinea che M5S rispetto al 2013 perde. La scelta dei grillini per queste comunali era stata quella di puntare sulle città più importanti mediaticamente e coprire, alla bell'e meglio, le metropoli irrinunciabili. Le altre meglio lasciarle stare, per non perdere la faccia a livello nazionale. Il tentativo però è fallito. Non tutto è andato come era stato previsto e anche in molti capoluoghi dove sembra che i girllini abbiano «vinto», in realtà hanno perso. Lo dimostra il confronto con le preferenze raccolte dal Movimento 5 Stelle alle elezioni politiche del 2013. Milano è la sede logistica della Cinque Stelle spa, il cuore tecnologico di tutto l'ambaradam. Ma è anche una città nella quale il partito ha molto pasticciato: prima ha tirato fuori dal cilindro una candidata eletta con un numero di voti da consiglio condominiale poi l'ha sostituita in corsa con Gianluca Corrado, nome sconosciuto ai più. Risultato? Cinquantaquattromila voti. Che non sono pochi. Ma sono 67mila in meno rispetto al 2013, quando le truppe di Grillo ne raccolsero la bellezza di 121mila. Altre elezioni e altro contesto, certo: ma è la prova provata che l'elettore medio quando deve scegliere il primo cittadino ci pensa due volte. Lo stesso canovaccio va in scena a Napoli (73mila voti in meno rispetto alle ultime elezioni politiche) e Bologna (-14 mila preferenze). Città sfortunate? No. Perché anche a Torino, dove Chiara Appendino tallona il padrone di casa Piero Fassino, il Movimento ha comunque perso per la strada 10mila cittadini. E il trend delle grandi città è questo.

A Roma la Raggi è stata scelta da quasi 454mila cittadini. Tantissimi, ma solo 17mila in più rispetto al boom delle elezioni di tre anni fa. E a livello nazionale? I conti li fa l'Istituto Carlo Cattaneo e sono impietosi: rispetto alle politiche il M5S ha perso il 4 per cento. Proprio quel 4 per cento guadagnato dal Centrodestra. I grillini non avanzano anzi arretrano. Numeri che fanno scoppiare la faida con il Pd e che spingono Grillo ha pubblicare un post nel quale ribadisce - secondo un proprio calcolo - che il suo è il partito più votato. Ma i flussi elettorali dimostrano con evidenza che quello stellato è un voto di protesta, di pancia. Simbolico.

Il tentativo, un po' maldestro, di assestare un colpo sotto la cintola alla stramaledetta casta politica.

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