Economia

Fitch e l'Ecofin tirano il freno: "Giù la spesa per le pensioni"

I ministri Ue chiedono impegni sul Bilancio del 2020 L'agenzia di rating prevede: nuove tensioni con la Ue

Fitch e l'Ecofin tirano il freno: "Giù la spesa per le pensioni"

Mentre la maggioranza litiga sulle misure di spesa che dovranno dare anima alla prossima legge di Bilancio, dall'Europa e dalle agenzie di rating arriva un doppio invito alla cautela.

L'Ecofin chiede di limitare la spesa per la previdenza, mentre Fitch raffredda gli entusiasmi accesi dall'accordo con l'Europa sui conti 2019. La tesi è che l'Italia ha evitato la procedura d'infrazione Ue, ma che le tensioni torneranno. «La natura degli aggiustamenti fiscali nel 2020 resta incerta e le tensioni con la Commissione Ue probabilmente si ripresenteranno», scrive l'agenzia che tra un mese aggiornerà il rating dell'Italia.

L'Ecofin ha confermato le raccomandazioni all'Italia. Sono quelle suggerite dalla Commissione a giugno. Ieri sono state approvate dai ministri finanziari dell'Unione europea. Tutti, compreso l'Italiano Giovanni Tria.

Nonostante il nuovo accordo sulla procedura di infrazione abbia cambiato un po' le carte in tavola, l'Ecofin conferma le vecchie richieste sui conti pubblici. Quindi riduzione della spesa nominale dello 0,1% del Pil (1,8 miliardi di euro) e aggiustamento dei conti dello 0,6% (10,8 miliardi) nel 2020. Il messaggio che l'Europa manda all'Italia, insomma, è molto simile a quello destinato al nuovo governo di Atene. I governi possono cambiare, gli impegni no.

Quindi le raccomandazioni Paese sono le stesse: spostare la pressione fiscale dal lavoro, in particolare riducendo le agevolazioni fiscali e riformando i valori catastali non aggiornati. Ma anche attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso della previdenza e lasciare spazio ad altre forme di welfare. Un invito che cozza con l'adozione di Quota 100 e chiude ogni possibilità ad altre riforme previdenziali.

Il governo ha in realtà fermato il cantiere previdenza. Matteo Salvini non ha più rilanciato su quota 41, la riforma previdenziale in programma per il 2020 che prevedeva la possibilità di uscire praticamente solo con un requisito contributivo di 41 anni.

Ora i piani del governo, e la competizione tra le due forze di maggioranza, spinge soprattutto progetti di riforma fiscale. La competizione nel governo è aperta.

Ieri, anticipando l'incontro di Matteo Salvini con le parti sociali del 15 giugno, il premier Giuseppe Conte e il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi di Maio hanno convocato i sindacati e hanno proposto una ricetta precisa per la prossima legge di bilancio. Primo punto, evitare gli aumenti Iva. Costo 23,1 miliardi di euro. Poi taglio del cuneo fiscale.

Proposta diversa rispetto a quella della Lega Nord. Matteo Salvini insiste nella flat tax, un regime ad aliquota unica al 15% per i redditi tra i 35 mila e i 50 mila euro all'anno, platea destinata ad allargarsi nei prossimi anni. Il leader della Lega non esclude un taglio al costo del lavoro.

Ma i piani del ministro dell'Economia sono molto meno drastici: la rimodulazione delle aliquote Irpef con una riduzione dalle attuali cinque a tre. Nei giorni scorsi Tria è tornato a dire che un aumento dell'Iva per fare diminuire la tassazione sul lavoro è un'idea giusta. Le pressioni in Europa affinché l'Italia faccia scattare parte delle clausole di salvaguardia è ancora forte.

Ieri nella nota di Fitch si stigmatizza la tendenza del governo a volere aumentare la spesa pubblica, rifiutando aumenti delle tasse. «L'ambiente politico in Italia non favorisce aumenti delle tasse, tagli alla spesa o riforme strutturali». I leader dei partiti della coalizione di governo, «stanno rispettivamente focalizzando l'agenda politica su tagli fiscali e maggiori spese sociali».

Per questo la tensioni con Bruxelles potrebbero tornare, così come quelle sui mercati finanziari.

Commenti