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Fitto rientra nei ranghi. E Toti attacca Alfano

Il dissidente: "Su di me solo film per screditarmi"

Fitto rientra nei ranghi. E Toti attacca Alfano

Roma - Nessuna tentazione di dire addio. Piuttosto resistenza a oltranza perché, come ha confessato ad alcuni parlamentari, Raffaele Fitto non ha alcuna intenzione di lasciare Forza Italia: «Non me ne vado neppure con le bombe, non date retta ai film che adesso farà qualcuno per screditarmi».

Il riferimento è alle voci su una sua alleanza con Corrado Passera con il quale ha partecipato a un dibattito. Se poi l'ex manager volesse confluire in una coalizione di centrodestra, le porte sarebbero aperte. «Dobbiamo lavorare sui contenuti con chiunque sia disposto a farlo». Per il resto Fitto si prepara a schierare i suoi 13 senatori (per qualcuno potrebbero salire a 17-18) su un fronte deciso di opposizione al governo Renzi. Ed è chiaro che sugli emendamenti al Jobs Act si giocherà una partita importante.

Il dirigente pugliese incassa la «solidarietà» di Lorenzo Cesa che stigmatizza le «espressioni offensive verso di lui e la Dc che ha fatto grande il Paese». Il riferimento è alla battuta di Silvio Berlusconi sulla provenienza politico-familiare di Fitto. Un affondo a cui replica Giovanni Toti. «Coloro che hanno davvero offeso la Dc sono quei dirigenti che hanno trasformato una grande eredità politica in un coacervo di minuscoli partiti da prefisso telefonico, tutti votati alla difesa degli interessi personali dei loro piccoli leader». Un altro botta e risposta, sul filo della schermaglie politiche interne al centrodestra, è quello tra Angelino Alfano e lo stesso Toti. Il leader di Ncd apre la polemica: «Vogliamo governare bene questo Paese. Se Forza Italia vuol definitivamente distruggere il centrodestra è libera di farlo». L'europarlamentare azzurro risponde con un «memento» al vetriolo. «Ad Alfano vorrei ricordare che non siamo noi ad appoggiare un governo presieduto dal segretario del principale partito della sinistra, e che non siamo stati noi a tradire i nostri elettori per sederci al tavolo di un governo di sinistra».

Ncd e Udc, nel frattempo, provano a rispondere alla mancata alleanza per le Regionali serrando i ranghi. Per esorcizzare l'isolamento, Cesa annuncia la costituzione dei «gruppi unici Udc-Popolari-Ncd entro il 15 ottobre». In realtà, però, mancano ancora parecchi tasselli e nella definizione dell'organigramma e i nodi appaiono intricati. Ncd deve anche fare i conti con malumori sempre più forti sul territorio. Ieri il capogruppo al Comune di Roma, Sveva Belviso, ha annunciato l'addio. «Lascio perché mille giorni insieme al governo Renzi significa divenire alleati strutturali e io con la sinistra non voglio governare, né ora né mai.

Alfano ha trasformato un partito che doveva essere orientato verso il centrodestra in un partito di centro-centrosinistra, un partito che imploderà».

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