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Dopo il flop, Ap vira verso destra Lupi: «No ius soli, sì al bonus bebè»

L'ala dell'ex ministro critica la linea filo-Pd di Alfano e avverte il governo: «Al Senato siamo decisivi». L'idea di correre da soli

Dopo il flop, Ap vira verso destra Lupi: «No ius soli, sì al bonus bebè»

Roma Le vie dei democristiani sono infinite. Il popolo dei centristi, archiviata la finestra elettorale in Sicilia, si rimette in cammino per trovare una collocazione in vista del test vero: le politiche del 2018. Maurizio Lupi, coordinatore di Alternativa popolare, a sei giorni dallo schiaffo elettorale in Sicilia (Ap ha raccolto il 4,2%, restando fuori dall'assemblea regionale), interrompe il silenzio per riconoscere la batosta: «Una direzione nazionale del partito dovrà tenersi al più presto sulla Sicilia, dove abbiamo perso, o se preferite abbiamo preso una sonora sconfitta, e sulle prospettive future: si parte dall'identità, e questo lo faremo domani con la conferenza programmatica, e solo dopo si arriva alle collocazioni». In attesa di una completa elaborazione del lutto, l'ex ministro dei centristi incalza il governo Gentiloni, agitando lo spauracchio dei voti di Ap in Senato, che possono risultare determinanti per il via libera alla legge di Bilancio: «A Palazzo Madama noi siamo determinanti, lo dico al mio amico Gentiloni. Reintrodurre in manovra il bonus bebè è il primo segno per noi». Chiudendo la partita sullo Ius soli: «Dopo la legge di bilancio il lavoro di questa legislatura si è esaurito. La legge di bilancio verosimilmente sarà approvata prima di Natale, e a quel punto si esaurisce la legislatura, a parte alcune leggi già in calendario da approvare ma basta che non sia lo ius soli».

La mossa di Lupi sull'esecutivo punta a dare una scossa, in vista della battaglia elettorale, al partito, troppo schiacciato sulla linea (finora fallimentare) di Angelino Alfano sulle posizioni di sinistra. Il leader di Ap non parla, pubblicamente, di alleanze e accordi per le politiche, ma affronta il tema nella riunione a porte chiuse che si è tenuta ieri pomeriggio con tutti i coordinatori regionali di Ap. Lupi insiste sulla scelta di correre da soli, provando a sfondare a soglia del 3% per l'ingresso di Parlamento. Obiettivo che Fabrizio Cicchitto vede ancora a portata di mano: «Certamente in Sicilia Ap ha perso perchè non ha ottenuto il quorum, perché ha avuto meno voti di precedenti elezioni e perché la sua coalizione è stata sconfitta. Ciò detto è certamente sbagliato mettere limiti alla provvidenza ma se quel 4,1 in Sicilia lo raggiungessimo alle Politiche per la nostra lista nelle altre regioni d'Italia, Lombardia compresa, io, come suol dirsi non ci sputerei sopra».

A parte i sogni di Cicchitto, Lupi tiene in piedi due trattative per costruire un polo centrista: con Raffaele Fitto e Ciriaco De Mita. Quest'ultimo ieri ha ufficializzato la rottura con Lorenzo Cesa e l'Udc, lanciando il movimento (l'ennesimo) Italia Popolare. Chi ha salutato Alfano e company è Pier Ferdinando Casini che a Bologna oggi riunisce l'assemblea del movimento Centristi per l'Europa: il presidente della commissione di inchiesta sulle banche ha già chiuso un accordo con il Pd di Matteo Renzi, ottenendo in cambio la garanzia di due collegi blindati (per lui e il ministro Gian Luca Galletti) in Emilia Romagna. Poltrona, dunque, salva per Casini. Umori completamenti opposti nella squadra dei centristi berlusconiani: il 7% dell'Udc in Sicilia ha accelerato il processo di costruzione della lista moderata. Prende forma il quarto petalo della coalizione: Gianfranco Rotondi ieri a Saint Vincent ha riunito l'assemblea di Rivoluzione Cristiana.

Domani è previsto l'intervento di Silvio Berlusconi, che in un messaggio benedirà la lista moderata che dovrebbe raccogliere, oltre a Cesa e Rotondi, le adesioni dell'ex ministro di Ap Enrico Costa e del sindaco di Benevento Clemente Mastella.

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