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Il flop di Casa Italia: messi in sicurezza appena 10 palazzi

Dopo un anno il grande progetto dell'ex premier si è già arenato

Il flop di Casa Italia: messi in sicurezza appena 10 palazzi

Roma Forse un giorno Casa Italia avrà un senso. Per ora il progetto trentennale, annunciato con enfasi il 25 agosto 2016 dall'allora premier Renzi sull'onda emotiva del terremoto che fece 299 vittime nel Centro Italia, sta lì bello fermo. Non se ne vedono le fondamenta a un anno di distanza dal via. Si parlava di centinaia di milioni, alla fine ne sono arrivati 25 per mettere in sicurezza a settembre (vedremo) 10 (!) palazzi di proprietà pubblica individuati in zone sismiche e creare un Dipartimento a Palazzo Chigi. Altro che case antisismiche. Della sorta di indicatore unico del «rischio catastrofe» il più possibile dettagliato per Comune, sub area comunale, fino ad arrivare al singolo immobile, non c'è traccia. Neanche del famigerato «fascicolo del fabbricato» si sa qualcosa: forse è troppo impopolare come idea in un Paese di proprietari. Inoltre manca un regolamento generale che disciplini gli interventi e l'individuazione del soggetto appaltante dei lavori. Le gare, in buona sostanza, non sono state mai bandite. Infine, tanto per complicare di più le cose c'è la questione della sostituzione del Commissario alla ricostruzione dopo il ritiro di Vasco Errani. In cima al totonomi c'è l'attuale ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti. Sarebbero i presidenti delle regioni coinvolte dal sisma dell'anno scorso, che a loro volta potrebbero divenire sub commissari, a spingere per il suo nome. La nomina dovrebbe arrivare entro il 9 settembre. Bell'affare.

E così la grande macchina antisismica guidata dal professor Giovanni Azzone, con la collaborazione di Renzo Piano, si sta rivelando un triciclo impantanato. Il documento che il gruppo di lavoro (ben pagato, c'è chi arriva a 105 mila euro lordi l'anno) ha lasciato in eredità a Palazzo Chigi, dove sta nascendo un nuovo Dipartimento, è stato reso pubblico dal Sole 24ore e indica buoni intenti e soluzioni inesistenti. Scrive il quotidiano di Confindustria: «La messa in sicurezza sismica dell'Italia ha un costo che oscilla da un minimo di 36,8 miliardi a oltre 850, a seconda della tipologia degli edifici e della classe di rischio sismico del Comune». Pur volendo prendere in considerazione la soglia minima della forchetta, cioè 36,8 miliardi, è evidente lo squilibrio che esiste tra quello che servirebbe per rendere l'Italia sicura dagli eventi sismici e quello che è stato fatto in quasi 365 giorni. I numeri raccontano la lentezza di un carrozzone che di fatto è fermo alla linea di partenza. Nel frattempo, però, è arrivato un nuovo terremoto.

Nella sezione del sito di Palazzo Chigi dedicata a «Casa Italia» è allegato un documento dove sono indicate le nove tappe fin ora messe in fila. La prima è il lancio del progetto. La seconda è l'annuncio di Azzone su Twitter. A settembre la prima riunione a Palazzo Chigi. Seguono firma del decreto del presidente del Consiglio e intervento di Renzo Piano in Senato, datato 29 settembre. Si arriva a novembre e al Politecnico di Milano Renzi afferma che il progetto Casa Italia «noi lo trasformiamo in un dipartimento di Palazzo Chigi». Stessa linea che Renzi ripropone martedì su Facebook, dove scrive che «ogni mese accade qualcosa che dimostra quanto sia cruciale Casa Italia».

Sarebbe, meglio usare il condizionale.

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