Politica

Fmi e Ocse chiedono la patrimoniale Ma si basano su uno studio sbagliato

L'economista Puglisi sbugiarda i dati. Oggi l'Imu day, vale 11 miliardi

Antonio Signorini

Roma È il mantra che si ritrova in termini quasi identici nelle raccomandazioni all'Italia di Fmi, Ocse e Commissione europea. «Il Belpaese - questa la tasi - deve spostare la tassazione dalla produzione agli immobili». Nelle versioni più aggiornate il suggerimento viene declinato in un allarmante: reintrodurre le imposte sulla prima casa. Affermazioni che saranno ribadite dall'Ecofin di venerdì, che stanno facendo breccia nel mondo politico e che trovano terreno fertilissimo nei vertici del ministeri, in gran parte pro tasse.

Dei ricercatori si sono presi la briga di capire quale fosse l'origine dell'ossessione edilizia delle organizzazioni internazionali e, messa da parte la tesi complottista di manine italiane (che peraltro non è da escludere come concausa), l'hanno scoperto.

Alla base di tutto c'è un paper di un economista. Uno studio di 22 pagine, peraltro - questa è la notizia - sbagliato. Lo ha firmato Jens Arnold dell'Ocse ed è intitolato «tax policy for economic recovery and growth». A fargli le pulci è stato Riccardo Puglisi, economista e professore all'università di Pavia. Sbagliato sostenere che spostando le tasse dal mattone al lavoro si faccia il bene dell'economia. Utilizzando gli stessi modelli di Arnold, Puglisi con Donatella Baiardi, Paola Profeta e Simona Scabrosetti hanno visto che modificando di poco il campione o prendendo in considerazione un periodo di tempo diverso, la relazione più tasse sul mattone uguale crescita «non è robusta». Gergo dei ricercatori per dire che è inutilizzabile.

Eppure in Italia c'è un mondo che si sta aggregando attorno al cosiddetto tax mix. Cioè all'idea che basti modificare la composizione delle tasse, senza ridurle, per fare crescita. Formule di questo tipo potrebbero trovare spazio nella prossima legge di Bilancio, se a firmarla sarà il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. È l'idea di rafforzare quella «patrimoniale ricorrente», come ormai la chiama Mario Monti, per fare quadrare i conti.

Peraltro gli italiani stanno già pagando ampiamente. Oggi, ad esempio scade il termine per il pagamento dell'acconto Imu e Tasi. Circa 25 milioni di italiani verseranno allo stato 10/11 miliardi in imposte sulle seconde case e sugli immobili diversi dall'abitazione principale.

Le aliquote, come prevedevano i più pessimisti, sono al massimo quasi ovunque. Confedilizia ha calcolato nell'8,8 per mille la media della somma delle aliquote Imu e Tasi deliberate dai Comuni capoluogo di Provincia per gli immobili locati a «canone agevolato» e nel 10,5 per mille l'aliquota media ordinaria. Secondo il presidente Spaziani Testa, «non si può lasciare ai Comuni la cura di un settore che - nell'ambito abitativo come in quello non abitativo - svolge, attraverso tante famiglie che hanno investito i propri risparmi negli immobili, una funzione economica e sociale indispensabile».

Il centro studi ImpresaLavoro ieri ha calcolato che dopo il livello record raggiunto nel 2015 (52,3 miliardi di euro), in Italia il gettito complessivo sugli immobili si è attestato nel 2016 a 49,1 miliardi (-6,1%). La quota patrimoniale della tassa è ancora altissima.

Crescerà, con l'estensione delle imposte alla prima casa, se prevarrà il Partito delle tasse e se verranno di nuovo presi buoni studi «non robusti».

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