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La follia verde dei giallorossi: la spesa diventerà un incubo

Il governo dichiara guerra agli imballaggi e promette incentivi per i prodotti sfusi. Commercianti in allarme

La follia verde dei giallorossi: la spesa diventerà un incubo

Dispenser di vetro in bella evidenza negli scaffali dei supermercati. Al bando le vaschette, addio alla plastica. Promette molto il decreto che incentiva l'utilizzo degli alimenti sfusi, un tocco di fantasia green del neonato governo giallorosso. Ma, come spesso capita quando si toccano abitudini e comportamenti consolidati, le suggestioni fanno a pugni con la realtà.

Proviamo a immaginare il barattolo dei fusilli, lanciato coraggiosamente da qualche supermercato in vena di sperimentazione. Che pasta sarà?, si chiederà il consumatore un tantino perplesso, se non scettico. E sarà della stessa qualità di quella, riconoscibile con tanto di etichetta, acquistata fino al giorno prima? Una domanda tira l'altra, perché poi il cliente dovrà attrezzarsi per una spesa con meno confezioni, meno buste, meno sacchetti e più vetri, più bottiglie, più contenitori ingombranti.

Chi corre all'ipermercato o in negozio a piedi o in motorino, magari all'ultimo minuto, si scoprirà con una coscienza ecologica immacolata, con un portafoglio più ricco fino al 20 per cento - l'aspetto forse più intrigante per molti - ma si dovrà trasformare in un acrobata per portare a casa quel che prima veniva stipato in pochi centimetri.

Il governo però ci crede e annuncia risparmi e aiuti sia a chi vende sia a chi si mette in fila alla cassa.

«Parliamoci chiaro - spiega Donatella Prampolini, presidente di Fida, federazione italiana dettaglianti dell'alimentazione - ad oggi lo sfuso è una nicchia. Un piccolo mercato che riguarda pochi produttori e pochi consumatori. Viaggiano già sfuse da tempo frutta e verdura, è sfuso il pane, per il resto l'attenzione è soprattutto sul vino». C'è un consumo discreto in questa fascia, con offerte che ovviamente non sono al top, e poco altro. Per eliminare montagne di plastica e imballaggi ci vorrebbe, tanfo per cominciare, una lunga preparazione che non arriva al mattino con un decreto. La sostenibilità non può cavalcare, come un surf, l'onda di qualche pur lodevole vantaggio economico.

«In teoria - aggiunge Patrizia Di Dio, responsabile ambiente di Confcommercio - la norma intercetta una sensibilità sempre più presente, ma in concreto si scontra con mille problematiche. Entrando in drogheria sarà inevitabile dubitare dell'olio contenuto in una boccia di vetro. Sarà proprio come l'extravergine che per me era un punto di riferimento? Senza contare che, in un paradosso legislativo, la Ue ci impone rigidissime regole antirabbocco, con risultati surreali: per condire due foglie di insalata siamo costretti a utilizzare le bustine sigillate che contengono solo qualche goccia».

Ci sarà molto da lavorare per armonizzare leggi che vanno in direzioni opposte. Non basta: «La plastica - riprende Prampolini - comprimeva i costi e riduceva il consumo di spazio. Se si dovesse andare nella direzione tracciata dall'esecutivo, si dovrebbe fatalmente scegliere che cosa tenere e che cosa togliere dagli scaffali».

Ma c'è un'altra questione di capitale importanza che deve essere affrontata: le vaschette e tutto il resto servono anche per garantire l'igiene: «Le Asl - conclude Prampolini - devono dirci chi può fare cosa. Se io metto il prodotto in un sacchetto portato da casa e prendo la salmonellosi di chi è la colpa?».

Avanti adagio, dunque. Privilegiando la lunga conservazione. Pasta. Cereali. Forse lo zucchero. Chissà.

Per voltare pagina e togliere, come zavorra, il packaging non basterà un decreto sbucato all'improvviso.

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