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Formigoni, prima passeggiata "libera" dopo cinque mesi a Bollate

Il Tribunale di sorveglianza ha concesso all'ex governatore di scontare il resto della condanna per corruzione alla detenzione domiciliare. E all'amico che lo ospita avrebbe detto: "Dovevo smettere di frequentare quegli amici trentennali quando cominciavano a occuparsi di materie di competenza regionale"

Formigoni, prima passeggiata "libera" dopo cinque mesi a Bollate

Ha fatto la sua prima passeggiata in libertà dopo la concessione, da parte del Tribunale di sorveglianza di Milano, della detenzione domiciliare. L'ha fatta nei pressi di piazza Firenze e qualcuno, che lo riconosce, si ferma a parlare con lui. Alcuni gli stringono la mano. Gli ultimi cinque mesi li ha passati nel carcere di Bollate, ma adesso l'ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, sconterà il resto della condanna a cinque anni e dieci mesi per corruzione per la vicenda Maugeri, fuori dal penitenziario. E secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, alla persona che lo sta ospitando avrebbe confidato: "L'errore che ho commesso? Non dovevo fare quelle vacanze. È stata un'imprudenza, un'inopportunità".

Le indicazioni dei giudici

I giudici, a Formigoni, hanno imposto varie prescrizioni: può uscire di casa solo per necessità di salute e due ore al giorno "per soddisfare indispensabili esigenze di vita", come andare a fare la spesa o in farmacia, senza però lasciare mai il capoluogo lombardo. Deve, poi, avere contatti costanti con gli assistenti sociali dell'Ufficio per l'esecuzione penale esterna e non può frequentare pregiudicati né tossicodipendenti. L'ex governatore non può rilasciare interviste e parla soltanto con il professore universitario che lo sta ospitando. La detenzione domiciliare l'ha ottenuta perché, come scrivono i giudici, Formigoni ha fatto una "revisione sulle condotte processuali assunte" dopo che, per anni, si è difeso negando ogni tipo di responsabilità e non facendosi mai interrogare. La vicenda per cui l'ex governatore sta scondando la sua pena riguarda i 6,6 milioni di euro in viaggi di lusso, un uso esclusivo di due yacht e metà di una villa in Sardegna, acquistata a prezzo scontato, che gli ha elargito Pierangelo Daccò.

La sentenza e gli "errori"

All'amico che lo ha accolto avrebbe detto: "Ripensandoci, forse sarebbe stato meglio rispondere alle domande. Io non ho compiuto reati". Sostiene di aver accettato la sentenza e di averla rispettata e dice di averlo fatto subito: "Tanto è vero che mi sono presentato spontaneamente in carcere 12 ore dopo. Questo, però, non vuol dire essere d'accordo con essa. L'ho fatto per formazione, per cultura e rispetto delle istituzioni". E parlando di errori, Formigoni avrebbe detto: "Dovevo smettere di frequentare quegli amici trentennali quando cominciavano a occuparsi di materie di competenza regionale".

La fede e il carcere

Secondo quanto riportato dall'amico di Formigoni, l'ex governatore avrebbe superato l'impatto con la detenzione grazie alla conoscenza che aveva del carcere di Bollate, visitato spesso come parlamentare, e "la fede e l'educazione a guardare gli altri negli occhi".

Tra poco più di un anno, potrebbe chiedere l'affidamento in prova ai servizi sociali.

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