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Forza Italia alla finestra ma lancia segnali ai dem Toti: Salvini non tradirà

Malan: "Se il Pd si astiene...". E un azzurro: Matteo rischierebbe di fare il vice di Di Maio

Forza Italia alla finestra ma lancia segnali ai dem Toti: Salvini non tradirà

È il momento, per Silvio Berlusconi, di farsi temporeggiatore. Dopo l'incontro alla Camera con gli eletti azzurri, mercoledì sera incontra Matteo Salvini, che gli riferisce sulla telefonata con Luigi Di Maio e sui suoi sondaggi, rispettando l'accordo del primo vertice post voto di Palazzo Grazioli. Il Cavaliere, pur respingendo ogni patto con i 5Stelle, sta a guardare: il leader della Lega è il candidato premier della coalizione e spetta a lui fare le prime mosse. L'importante, è dare un governo stabile al Paese ed evitare il voto anticipato.

L'ex premier, secondo uno dei suoi, «aspetta di vedere se Matteo va in fuorigioco. Se finisce nel cul de sac dei grillini, Fi è pronta a subentrargli al momento giusto e rifare il giro». Berlusconi intanto lancia segnali al Pd, sembra stia lavorando Gianni Letta e anche il ritorno di Denis Verdini ad Arcore venerdì scorso, accompagnato dal neoparlamentare di Fi, Antonio Angelucci, può essere letto in questo senso. «Voto Berlusconi e voto Renzi, perché voglio un governo delle larghe intese. Deve risorgere il Nazareno», diceva Denis alla vigilia delle elezioni.

«Per un governo di centrodestra di minoranza basterebbe l'astensione del Pd - ragiona con il Giornale Lucio Malan, senatore rieletto di Fi -, anche senza appoggio esterno, con la libertà di votare legge per legge. Non dicono che deve governare chi ha vinto?».

E il centrodestra ha vinto, si ripetono gli azzurri, anche se il sorpasso della Lega brucia. Berlusconi cerca di rimotivare il partito, di tenerlo unito evitando soccorsi al Carroccio. «Non sono l'uomo di Salvini in Fi - assicura il presidente della Liguria Giovanni Toti- Escludo un governo Lega-M5S, sarebbe uno schiaffo ai rispettivi elettorati, ci porterebbe nel baratro». L'alleanza deve resistere, il Cav vuole crede nella fedeltà dell'alleato. «Siamo ancora in fase celodurismo - commenta un azzurro - ma poi Salvini recupererà il senso della realtà. Deve decidere se fare il numero 1 con Berlusconi o il numero 2 con Di Maio. Un governo M5S-Lega di un anno porterebbe ambedue alla disfatta e noi avremmo tempo di riprenderci alla grande. Se invece Salvini volesse tornare alle urne, sperando di rubarci qualche punto, indebolirebbe la coalizione e fallirebbe».

Il confronto più immediato è sulle elezioni dei presidenti delle Camere del 23 marzo e, mentre la Lega vorrebbe spartirseli con il M5s, Fi pensa a Paolo Romani per il Senato, ma potrebbe rinunciare a favore del Pd, per guadagnarsi l'appoggio al governo. Il M5S punta alla Camera e i capigruppo grillini hanno incontrato il presidente dei deputati azzurri, Renato Brunetta e già contattata la leader di Fdi, Meloni.

Intanto, nell'organigramma di Fi non cambierà niente, e l'ex premier smentisce retroscena su «processo al cerchio magico» e «ritorno della vecchia guardia», da Letta a Confalonieri, fino al neoeletto Galliani. Cita in una nota la «ricostruzione fantasiosa e destituita di ogni fondamento» del Corriere della Sera e conferma «piena fiducia a Niccolò Ghedini, Licia Ronzulli» e i più stretti collaboratori. I capigruppo Romani e Brunetta, «saranno prorogati per tutta la durata di questa delicata fase istituzionale».

Un messaggio di compattezza della coalizione lo dà l'annuncio che Lega, Fi, Fdi e Nci sostengono il candidato governatore del Molise Donato Toma, presidente dell'Ordine dei commercialisti di Campobasso che si presenta in chiave anti-M5S.

Più difficile trovare la quadra in Friuli, con Brunetta che propone Mario Augusto Pinat e la Lega che insiste per Massimiliano Fedriga.

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