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Forza Italia, Parisi apre ai colonnelli azzurri: non rottamo il partito

Il manager: l'obiettivo è dare voce ai liberali. Tajani: "Bene, giusto allargare il centrodestra"

Forza Italia, Parisi apre ai colonnelli azzurri: non rottamo il partito

Stefano Parisi manda segnali a Forza Italia. Lo fa a suo modo, in sordina. Contatti, messaggi, prove di dialogo per una sinergia che verrà. Per ora il mondo parisiano si muove con circospezione, in apparente parallelismo al mondo forzista. Due binari paralleli forse obbligati a convergere perché in fondo è questo che Berlusconi vuole.

Da Parisi il Cavaliere si aspetta che porti idee e aria nuova; dal partito l'ex premier si aspetta che dia una mano a Mister Chili Tv. Per ora, però, i due satelliti sembrano ancora distanti. E questo nonostante dalle due parti si mandino segnali di fumo all'insegna della mano tesa. Parisi cerca di rassicurare la classe dirigente azzurra, negando le sue ambizioni di leadership: «Voglio solo dare un contributo a Forza Italia e al centrodestra». E ancora: nessuna volontà rottamatrice perché «non sono e non sarò il commissario del partito ma solo uno che vuole dare una mano e una voce al popolo liberale». Il manager cerca pure di scacciare via il cattivo pensiero forzista che lo dipinge come una sorta di nostalgico del patto del Nazareno. Niente di tutto ciò: «Lavoro per creare un'alternativa a Renzi e al Pd». Ergo nessuno sconto al premier, tantomeno nel prossimo momento cruciale del referendum sulle riforme di Boschi & C. Nessuna collusione con il capetto del Pd e nessuna indulgenza nei confronti di chi si appresta a pasticciare la nostra Costituzione.

Messaggi rassicuranti? Sì e no. Di certo nelle prossime settimane Parisi avrà l'occasione di darne ancora. Lo farà l'8 settembre a Matera, ospite della kermesse di Gaetano Quagliariello per sostenere le ragioni del «No» alle riforme; lo farà il giorno successivo a Fiuggi, alla manifestazione organizzata da Antonio Tajani «L'Italia e l'Europa che vogliamo». E proprio da Tajani, ieri a Giovinazzo, sono partiti messaggi non belligeranti. «Io sostengo l'allargamento del centrodestra - dice Tajani - avere molti elementi che provengono dalla società civile rafforzano le nostre posizioni, non le indeboliscono. E Parisi non è alternativo alla classe dirigente di Forza Italia».

Neppure Maurizio Gasparri ha un atteggiamento di chiusura preconcetta di fronte all'homo novus: «Se vuole dare una mano alla causa, ben venga». E cita l'esperienza Toti, anche lui presente qui a Giovinazzo: «Era un bravo giornalista e poi è diventato un consigliere politico del presidente. Lanciato in politica, s'è fatto le ossa, s'è presentato davanti al giudizio degli elettori e ha vinto. Prima come europarlamentare, poi come governatore della Liguria». Pure Mariastella Gelmini, autrice di un vibrante intervento tutto all'insegna dell'orgoglio berlusconiano, sposta il problema Parisi sì-Parisi no. «È sciocco da parte di chi è all'interno del partito porre ostacoli o veti a Parisi. Stiamo uniti e con la schiena dritta, orgogliosi della nostra storia passata e del nostro futuro».

E chissà se i due mondi, questa storia, avranno voglia di scriverla insieme.

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