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Forza Italia riscopre l'unione: "Due anni per prendere il Paese"

I big schierati insieme sul palco di Forza Futuro sono la fotografia di un partito che ha resistito alle vicissitudini: ora una nuova sfida

Forza Italia riscopre l'unione: "Due anni per prendere il Paese"

a Calvagese della Riviera (Bs)

Sarà un estremo slancio d'affetto per Forza Italia, la creatura nata nel 1994 e passata in mezzo a mille vicissitudini fino a rischiare più di una volta la chiusura per mano delusa del suo ambizioso demiurgo. E forse anche uno scatto d'orgoglio esploso tra le «miserie» che Silvio Berlusconi dice di sentire raccontare di continuo in tv: «Grazie ai signori Fitto e Verdini, negli ultimi tempi, di Forza Italia si è parlato soprattutto, solo di questo». Il fatto è che a Palazzo Arzaga, alla scuola di formazione politica organizzata da Mariastella Gelmini con tutte le anime del partito, il Cavaliere non parla di «Altra Italia», lo spauracchio dei dirigenti azzurri, dei suoi compagni di strada politica che gli sono rimasti a fianco in tempi anche piuttosto turbolenti. Dice «Forza Italia» e questo antico nome è una specie di balsamo sulle ferite di chi già si sentiva pronto a entrare in ospedale per i postumi della rottamazione. Così, il discorso del Cavaliere ha un sapore dolce di casa per tanti che temevano un futuro da senzatetto.

Forza Italia esiste almeno nei suoi big schierati uno a fianco all'altro, col fiato sospeso e il discorso incerto in attesa dell'arrivo di Silvio Berlusconi e di quel che il leader si prepara a dire. O a non dire. Giovanni Toti, consigliere politico del Cavaliere diventato presidente della Regione Liguria, sintetizza: «Questo palco è una bella fotografia che anche in Forza Italia ci possono essere sensibilità diverse. I partiti non sono prigioni». C'è il capogruppo dei senatori, Paolo Romani, con il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, accanto ad Annamaria Bernini e al veneto Marco Marin. Nei giorni scorsi è passata Daniela Santanchè ma anche Antonio Tajani, Licia Ronzulli e Elisabetta Gardini. Liberali, liberisti e cattolici fedeli al Ppe come a una mamma, tutti più o meno appassionatamente insieme.

Se la portavoce Mara Carfagna sdrammatizza con una barzelletta sulle bugie di Matteo Renzi, la quasi azzurra Viviana Beccalossi («sono di Fratelli d'Italia, ma qui mi sento a casa e per me Berlusconi è il mio presidente») lancia uno scherzoso altolà a Michela Vittoria Brambilla, portavoce della nutrita anima animalista e ambientalista di Forza Italia: «Mi raccomando, però, almeno qui a Brescia non parlare contro la caccia...». Coordina il dibattito il direttore del Giornale , Alessandro Sallusti, intervengono anche «gli esterni» Raffaele Volpi, salviniano, e Luca Del Gobbo, Ncd. In prima fila, seduta accanto a Mariastella Gelmini, c'è anche l'alfaniana pentita Nunzia De Girolamo, che ha l'aria di una tornata indietro appena in tempo.

Paolo Romani annuncia che «per due anni non si vota di sicuro», ciò che poco dopo lo stesso Berlusconi confermerà e che è un'altra ragione di sollievo per questo partito in cerca di riassetto e di respiro dopo cadute, fughe, cambi di schieramento. Berlusconi conferma: «Questi non si schiodano. Abbiamo due anni di tempo per convincere il popolo degli astenuti ad andare a votare». Insomma, non è l'ora di barricate e ostruzionismi inutili, il tempo c'è, ma serve a studiare strategie e non lasciarsi prendere dal panico.

Il leader deciso a tornare in campo, che oggi non dice «Altra Italia» ma «Forza Italia», illustra un programma che mette insieme un po' di nuovo e un po' di antico: «Non vogliamo più professionisti della politica, servono forti innovazioni, ma non rinunciando a chi dal 1994 a ora ha lavorato con noi maturando una grande esperienza». In sintesi: «Gente nuova accanto a noi».

È anche dietro quel «noi» che i dirigenti azzurri leggono il nostalgico desiderio di salvare Forza Italia.SCot

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