Politica

Forza Italia si mobilita: "Un tetto in Costituzione alla pressione fiscale"

Il Cavaliere benedice la raccolta di firme Tajani: "Fieri dei nostri valori, vinceremo"

Forza Italia si mobilita: "Un tetto in Costituzione alla pressione fiscale"

Berlusconi è campione nel galvanizzare i suoi e la sua presenza alla seconda e ultima giornata della kermesse milanese di IdeeItalia fa da balsamo ai tanti relatori che si danno il cambio sul palco del palazzo delle Stelline. Proprio il Cavaliere benedice l'ultima missione forzista: lanciare una raccolta di firme assieme ai coordinatori regionali per introdurre in Costituzione un tetto alla pressione fiscale. La quale non deve superare 1/3 del Pil o del reddito personale e venga così percepita come «giusta». Lo slogan: «Tasse giuste, cittadini onesti».

Il partito c'è (unica assenza di peso è di Mara Carfagna, impegnata però in campagna elettorale in Umbria, ndr) e si stringe attorno al leader. Il discorso più vibrante è del numero due di Fi, Antonio Tajani, tutto incentrato sull'identità. «Siamo qui perché crediamo nella libertà, ragione d'essere della nostra militanza politica». Una sorta di richiamo alle origini, il suo; proprio in un momento in cui il partito pare un po' fiaccato. Ma la ricetta per tornare a lievitare non può essere quella di rincorrere gli alleati che, oggi, godono di maggiore appeal: «Non dobbiamo inseguire le parole dell'uno o dell'altro. E neppure basta dire che siamo differenti. Dobbiamo dire il perché siamo diversi dagli alleati e alternativi alla sinistra».

Tajani è stato uno dei fondatori di Forza Italia e fece pure il portavoce del premier nel 1994. La rievocazione è d'obbligo: «Il primo discorso politico di Berlusconi non era incentrato su nomi, amicizie e simpatie. Era incentrato sui valori. Se non crediamo alla vittoria siamo destinati a perdere. Non dobbiamo inseguire pseudo miti o pseudo leader. Ieri c'era Occhetto, oggi i 5 Stelle. Non importa: noi dobbiamo essere noi stessi».

E il dna del forzista sta nel supremo valore della libertà che va difeso sempre e comunque e che è ancora adesso la bandiera da sventolare con orgoglio: «Quello che conta sono le idee - scuote la platea l'ex presidente dell'europarlamento azzurro -. Noi siamo contro la manovra perché conculca la libertà dei cittadini, non perché è firmata da un esponente di un altro partito. La manovra non va bene perché aumentano le tasse e le libertà dei cittadini sono messe a repentaglio. Inoltre è una manovra fatta in deficit». Parla di evasione fiscale che «non si risolve con le manette ma con la flat tax al 23% e semplificando il sistema». Quindi preme il tasto caro ai liberali: «Lo Stato, lui sì che è evasore quando non paga i 60 miliardi di debito che la pubblica amministrazione ha nei confronti delle imprese». Quindi si rivolge ai colleghi di partito: «Non dobbiamo aver paura di mobilitarci e dobbiamo dimostrare di credere in quello che diciamo».

L'orgoglio azzurro non manca certo. Specie tra i tanti amministratori pubblici che si alternano al microfono. Parlano i sindaci di Viterbo, di Monza, di Venezia, di Rapallo e il presidente del Consiglio regionale della Lombardia Alessandro Fermi che rivendica il garantismo forzista e mette in guardia tutti: «Ora basta inseguire politiche demagogiche e populiste».

Mariastella Gelmini, padrona di casa, gongola: «Il partito esce rafforzato da questa kermesse. Sono fiduciosa». Francesco Paolo Sisto è fiero: «Nessuna sudditanza alla pancia; e non dobbiamo subire la comunicazione degli altri». Maurizio Gasparri punta invece sull'unità del centrodestra: «Sono contento che Berlusconi sarà il 19 a Roma». Idem Marco Marin: «Nel centrodestra abbiamo dei compagni, ma siamo nella stessa squadra; i nostri avversari sono le sinistre e soprattutto Renzi».

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