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Fratelli kamikaze: se il jihad è una questione di famiglia

Gli El Bakroui sono solo gli ultimi congiunti uniti negli attentati Perché in un caso su 5 i terroristi si radicalizzano tra le mura di casa

Fratelli kamikaze: se il jihad è una questione di famiglia

Dall'attentato alle Due Torri di New York alla strage di Parigi fino agli attacchi di martedì a Bruxelles, sono tante le azioni terroristiche islamiche che hanno un macabro particolare: molti dei protagonisti delle stragi erano fratelli. Come i due kamikaze che hanno agito martedì a Bruxelles, Khalid e Ibrahim El Bakroui. Khalid si è fatto esplodere nella metropolitana, mentre Ibrahim nella hall dell'aeroporto di Zaventem.Scott Atran, docente di Oxford ed esperto di terrorismo e religioni, illustrando pochi mesi fa la sua ricerca alla Commissione antiterrorismo dell'Onu, ha sostenuto che il 75 per cento dei ragazzi che in Occidente abbracciano le armi per lo Stato Islamico sono convinti da amici e coetanei, mentre il 20 per cento è spinto dai familiari. Solo il restante 5 per cento viene reclutato nelle moschee. In pratica, un terrorista su cinque è reclutato da un parente, nella maggior parte dei casi dal fratello maggiore.Com'è accaduto per i killer protagonisti dell'assalto alla redazione del settimanale Charlie Hebdo, a Parigi il 7 gennaio 2015: erano i fratelli Said e Cherif Kouachi. Ma pure Saleh Abdeslam, il protagonista delle stragi di Parigi del 13 novembre 2015, e arrestato nei giorni scorsi a Bruxelles, ha un fratello, Mohammed, finito in carcere anche lui nella capitale belga dopo un blitz della polizia nel quartiere di Molenbeek. Il 15 aprile 2013, a colpire Boston durante la maratona sono stati due fratelli di origine cecena, Dzochar e Tamerlan Carnaev. Senza dimenticare, poi, che secondo la commissione investigativa che ha indagato l'11 settembre, 6 dei 19 dirottatori degli aerei che si sono schiantati a New York erano fratelli.Il particolare della stretta parentela tra gli attentatori era stato analizzato anche dalla rivista americana Slate, dopo l'attentato di Boston durante la maratona cittadina dell'aprile 2013. «Gli esperti antiterrorismo suggeriscono che molti gruppi terroristici sono dotati di un fratello maggiore che converte gli altri e conduce il piano. Non sempre, ma spesso. Nel caso degli attentati di Bali del 2002, che hanno fatto 202 morti, tre dei attentatori erano fratelli: Ali Imron, Amrozi Nurhasyim, e Ali Ghufron. Il fratello maggiore, Ali Ghufron, ha reclutato i suoi fratelli minori e fu giustiziato per essere il principale organizzatore dell'attacco».Emulazione e plagio, dicono gli esperti. «C'è qualcosa che si chiama disturbo paranoide condiviso, in cui una persona in un rapporto stretto ha manie e tira l'altro in questo sistema delirante», ha spiegato lo psichiatra americano Harold Bursztajn. Di solito il fratello dominante nel rapporto influenza il più debole, spingendolo a pensieri contorti. Ma non tutti gli esperti limitano questa condizione alla psichiatria. James Alan Fox, docente di criminologia alla Northeastern University, ha sostenuto che in questi casi i fratelli si incoraggino a vicenda nel compiere azioni atroci. «Possono credere che l'omicidio sia sbagliato, ma il loro senso di fedeltà e lealtà reciproca prendono il sopravvento e sostituiscono il senso del giusto e sbagliato», ha spiegato Fox, sottolineando che con ogni probabilità «non avrebbero compiuto un omicidio da soli».Ma oltre alla parentela conterebbe anche l'affinità, che tra fratelli ma anche tra amici è di solito maggiore.

«Gli esperti antiterrorismo suggeriscono che il punto più significativo non è che i terroristi spesso cospirino con i fratelli ha scritto la rivista Slate ma piuttosto che essi tendano, nella maggior parte dei casi, a creare un piccolo gruppo di coetanei, siano essi fratelli o amici».

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