Cronaca giudiziaria

Frecciarossa deragliato. Condannati due operai: "Manutenzione errata"

Installarono un componente difettoso sullo scambio. Scagionati i vertici di Rfi e Alstom

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Due condanne, cinque rinvii a giudizio e altrettanti proscioglimenti (sentenze di non luogo a procedere). Ieri in udienza preliminare il gup di Lodi, Francesco Salerno, ha così deciso nel primo atto del processo sul deragliamento del Frecciarossa 9595 partito da Milano e diretto a Salerno avvenuto il 6 febbraio 2020 all'altezza di Livraga che fece due vittime. Per chi rimane nel procedimento, che si svolgerà con il rito ordinario, la prima udienza è fissata per il 9 gennaio 2024.

Quella mattina alle 5.34 morirono i due macchinisti, Giuseppe Cicciù, di 51 anni, e Mario Dicuonzo, di 59 anni. Nell'incidente rimasero ferite 32 persone tra passeggeri e personale di bordo. Ieri con il rito abbreviato sono stati condannati a tre anni di reclusione due addetti alla manutenzione di Rfi imputati con le accuse di concorso in disastro ferroviario, duplice omicidio e lesioni gravi plurime, tutti colposi. Assolto invece l'addetto alla formazione degli operai specializzati sempre di Rfi (anche per lui la pubblica accusa invocava una condanna). Il giudice nella stessa udienza ha accolto le richieste del pm Domenico Chiaro, che fino a febbraio ha guidato la Procura lodigiana, che aveva chiesto di mandare a processo quattro dipendenti di Alstom Ferroviaria e uno di Rfi. Si tratta di due operai e due responsabili delle prima società e del direttore produzione della seconda. Escono infine dal processo i vertici delle due società, tra cui Maurizio Gentile, allora amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana, e l'ad e presidente di Alstom Ferroviaria Michele Viale. La Procura anche qui aveva chiesto il proscioglimento. Stessa sorte per altri tre imputati. In un primo momento, nello stralcio per rito ordinario, le richieste di rinvio a giudizio da parte dell'accusa erano dieci, poi sono scese a cinque.

I due operai condannati, secondo la ricostruzione delle indagini della Polfer coordinate dall'allora Procuratore Chiaro, poche ore prima del disastro installarono sullo scambio numero 5 del Posto movimento Livraga, al confine con Ospedaletto Lodigiano, un attuatore prodotto un anno e mezzo prima da Alstom Ferroviaria a Firenze e venduto a Rete ferroviaria italiana e che si era poi rivelato difettoso: era stata accertata un'inversione dei fili numero 16 e 18 nel cablaggio interno. A causa di questo difetto l'attuatore funzionava al contrario.

Per lo stesso fatto sono stati rinviati a giudizio, in ambito Alstom, l'operaio interinale che si ritiene effettuò il cablaggio errato e l'operatore del banco di collaudo che firmò la scheda attestante la regolarità del prodotto. Con loro due quadri considerati responsabili dei processi di progettazione e di produzione di quel tipo di componenti. Sul fronte di Rfi è stato invece mandato a processo davanti al Tribunale di Lodi un funzionario che risulta avesse la responsabilità di sovrintendere ai protocolli di manutenzione degli scambi, nei quali secondo l'accusa quel tipo di difetto non era stato previsto. Ieri in aula erano presenti i parenti dei due macchinisti morti, tra loro anche le mogli. Il sindacato Filt Cgil Lombardia, rappresentato dall'avvocato Ettore Zanoni, resta costituito parte civile (ma non nei confronti degli operai) a tutela dell'interesse generale della sicurezza dei trasporti. Nel deragliamento la carrozza di testa si era sganciata dal resto del convoglio e aveva finito la propria corsa su un binario morto, ribaltandosi.

Dieci dei 32 feriti avevano riportato lesioni gravi.

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