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Gabanelli: "Bastano 4 miliardi per risolvere l'emergenza migranti"

Per la conduttrice di Report “la mano pubblica deve riprendersi l’organizzazione, il controllo e la gestione dell’intera filiera" del sistema di accoglienza dei migranti che dovrebbe essere finanziato anche con i soldi dell'Ue

Gabanelli: "Bastano 4 miliardi per risolvere l'emergenza migranti"

Secondo Milena Gabanelli bastano 4 miliardi di euro per risolvere il problema dei migranti. La conduttrice di Report spiega, dalle colonne del Corriere della Sera, che l’immigrazione per l’Italia può diventare “un’opportunità”.

Al momento i migranti sono fermi in Turchia perché se Erdogan li spingesse verso la Grecia, allora anche i 6 miliardi che l’Ue gli ha promesso si sposterebbero da Ankara ad Atene. Ma, se in Grecia la situazione dovesse precipitare a farne le spese sarebbe l’Italia, “l’unico Paese impossibile da blindare”, secondo la Gabanelli. che ricorda come la spesa per il sistema complessivo dell’accoglienza, nel 2015 sia stata di 1,1 miliardo di euro. Tutto questo senza che, in compenso, ci fosse “trasparenza sugli affidamenti, sui finanziamenti, sul rispetto degli standard di erogazione dei servizi previsti da convenzioni e capitolati d’appalto”. E, senza contare che il progetto del governo di dar vita a un’accoglienza diffusa con centri da 10/20 gestiti dai comuni esiste solo sulla carta.

“Di fatto siamo l’hotspot d’Europa, ed è chiaro che il sistema non può più reggersi sulla solidarietà”, ammette la giornalista che propone “un piano concreto che possa trasformare il dramma in opportunità” da portare a Bruxelles “in cambio di finanziamenti, dell’impegno alla ripartizione delle quote, e della supervisione di un commissario europeo”. Secondo la Gabanelli, per quanto concerne i richiedenti asilo, “la mano pubblica deve riprendersi l’organizzazione, il controllo e la gestione dell’intera filiera, utilizzando cooperative e associazioni per svolgere solo funzioni di supporto”.

Secondo i suoi calcoli, con l’accoglienza di 200.000 persone l’anno basterebbe individuare 400 luoghi dove ospitare mediamente 500 persone. “Gli ampi spazi pubblici inutilizzati ci sono: gli ex ospedali, i resort sequestrati alle mafie, e soprattutto le ex caserme. Ne abbiamo in tutto il paese, - scrive la Gabanelli - dalla Sicilia al Friuli, alcune agibili subito, altre in parte, alcune da adeguare del tutto, facendo i lavori con procedura d’urgenza”. “Sono luoghi adatti perché – spiega la giornalista - gli spazi enormi consentono di modulare l’esigenza di abitabilità con le attività da svolgere all’interno: corsi di lingua, di educazione alle regole europee e formazione per 8 ore al giorno. Inoltre asili per i bambini e aule scolastiche per i minori”. Insomma l’Italia dovrebbe offrire un servizio completo in cambio del rispetto di alcune “regole inderogabili” quali “l’obbligo di frequenza, pena il ritardo nella collocazione definitiva, accettazione di un piano transitorio di permanenza quantificabile in 6 mesi”. Un periodo necessario “per il perfezionamento dell’identificazione, l’espletamento delle pratiche per il ricollocamento, e la definizione del curriculum di ogni rifugiato: dal titolo di studio, a quale mestiere sa fare”.

Per fare tutto questo sarebbe sufficiente, secondo la Gabanelli, assumere a tempo pieno 22.000 professionisti (fra insegnanti, formatori, psicologi, medici, addetti). “Costo molto approssimativo per la messa in abitabilità dei luoghi: 2 miliardi di euro. Gli stipendi del personale e il mantenimento di strutture e ospiti (vitto, luce, acqua, riscaldamento), sono invece quantificabili in 2 miliardi e 200 milioni l’anno”, spiega la conduttrice di Raitre. Una simile operazione darebbe una “percezione di maggiore sicurezza, migliore disponibilità sociale perché il sistema organizzativo oltre a fornire strumenti reali per una integrazione, porta lavoro a personale italiano e rimette in moto l’edilizia” e quindi l’accoglienza dei migranti sarebbe più appetibile anche per i sindaci. Per quanto riguarda i migranti economici, invece, basterebbe sveltire la macchina burocratica dei rimpatri agevolando le identificazioni per stabilire chi effettivamente ha diritto alla protezione e chi no.

“Ci vogliono in media 2 anni per stabilire chi deve restare e chi no, quando sarebbe sufficiente qualche mese; ma ci vorrebbero 40 giudici dedicati solo a questo, e il costo è quantificabile in 3 milioni di euro l’anno”, conclude la Gabanelli.

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