Economia

"Per il gap sulle infrastrutture perdiamo 42 miliardi l'anno"

L'allarme di Conftrasporto a Cernobbio. Sangalli: "Tassa occulta di 700 euro per ogni cittadino". Uggè: "Frustrante"

"Per il gap sulle infrastrutture perdiamo 42 miliardi l'anno"

Cernobbio (Co) - L'Italia è il fanalino di coda in Europa nella logistica e nel sistema dei trasporti. Gli indici di competitività delle nostre infrastrutture ci vedono perdere il confronto con tutti i principali partner dell'Ue e in dieci anni il traffico merci è crollato quasi del 18%. Nella ricerca presentata ieri dal Centro Studi di Confcommercio, in occasione del primo Forum internazionale di Conftrasporto a Cernobbio, è emerso che il nostro sistema dei trasporti perde più del Pil e non offre servizi alla logistica internazionale. Gli investimenti nelle autostrade sono fermi agli anni '90 e le linee ferroviarie ad alta velocità sono al passo.

L'inadeguatezza delle infrastrutture, la scarsa agibilità materiale e digitale e la mancanza di una politica dei trasporti, senza contare i vincoli burocratici, pesano sul Pil italiano per circa 42 miliardi di euro all'anno. «Una tassa occulta di 700 euro per ogni cittadino», ha affermato il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli. Uno scenario frustrante se guardiamo ai tempi per le operazioni di import-export nei porti (18,5 giorni rispetto agli 8 della Germania) e alla durata di viaggio delle merci che va dal doppio al triplo rispetto a quella necessaria negli altri Paesi Ue. «Chiediamo l'adozione di una serie di misure, alcune delle quali a costo zero - ha aggiunto - come l'armonizzazione e l'applicazione uniforme delle regole Ue per evitare la concorrenza sleale e per frenare la fuga di imprenditori italiani all'estero. E poi sanare in tempi brevi le diffuse situazioni di commissariamento nei porti».

«In Italia manca una politica dei trasporti - ha spiegato Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto -. Fare sistema oggi significa intervenire affinché le merci che attraversano il nostro paese siano competitive sui mercati europei. Delle 10 grandi reti di comunicazione, entrate nella quick list della Commissione Ue, ben quattro attraversavano l'Italia. Oggi il corridoio 5, che passa da ovest a est, è rallentato e il corridoio 8 è di fatto annullato perché si sposterà sui Balcani». Secondo Uggè, con le poche risorse a disposizione oggi, il primo intervento dovrebbe essere realizzato nel Sud. «Bisogna potenziare il traffico marittimo puntando su tre-quattro porti al massimo, dotarli delle infrastrutture retroportuali per poter lavorare le merci che arriveranno attraverso l'ampliato canale di Suez. Bisogna evitare il rischio di essere marginalizzati dalle nuove rotte».

Il presidente di Conftrasporto ha auspicato anche l'introduzione di una figura che sappia coordinare e abbia potere d'intervento. «Non possiamo più assistere a casi come quello di Evergreen, uno dei più grandi operatori logistici del mondo, che voleva investire a Taranto oltre 100 milioni. Ha dovuto bloccare tutto per colpa della burocrazia che ha sospeso i suoi lavori nel porto, destinati ad aumentare i fondali per consentire alle grandi navi di attraccare. Risultato? Niente investimento, Evergreen ha dirottato tutto su Atene e Barcellona». Un'altra occasione persa.

«Siamo in un Paese dove infrastrutture e logistica non sono al passo con i tempi - ha sottolineato dal canto suo Sangalli - In 10 anni il trasporto merci è calato del 18% e nello stesso tempo gli investimenti pubblici si sono dimezzati.

Questo significa frenare i capitali stranieri, restare fuori dalle rotte internazionali e ridurre la competitività dell'Italia». Il presidente di Confcommercio ha ricordato che il movimento delle merci e delle persone, cioè il trasporto e il turismo, sono elementi fondamentali della ricchezza italiana. «L'Expo ha avuto un risultato straordinario - ha detto -, certamente supererà anche i 20 milioni di visitatori, ma soprattutto ha acceso un faro del mondo su Milano e sulla realtà italiana: questo avrà anche ripercussioni sul dopo».

Un risultato che, come prevedeva Confcommercio nel marzo scorso, avrebbe inciso positivamente sul Pil e avrebbe permesso una riduzione delle tasse.

«Auspichiamo fortemente che nella legge di Stabilità sia ridotta la pressione fiscale, diventata incompatibile con qualsiasi prospettiva di crescita - ha concluso Sangalli - Noi continuiamo a batterci affinché ci sia un taglio coraggioso alla spesa pubblica improduttiva: solo così si libereranno le risorse indispensabili per il ridurre le aliquote Irpef».

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