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Generale, il somaro triste non deve finire nel piatto

L'asinello rischia il macello perché raglia troppo Ma un appello su Facebook può salvargli la vita

Generale, il somaro triste non deve finire nel piatto

Qualcuno vorrebbe trasformare Generale in uno stracotto. Lo hanno chiamato Generale, ma di possente e autoritario ha solo il raglio. Generale è un asinello di tre anni che vive a Torrebelvicino, provincia di Vicenza, terra molto pericolosa per i somari, perché siamo in una regione (Veneto) dove i piatti a base di asino rappresentano una tradizione gastronomica consolidata. Lui ha un'unica colpa, quella di ragliare un po' troppo e soprattutto, a dispetto delle sue dimensione, di farlo in modo stentoreo. E Generale ha un vicino di casa molto sensibile che chiama le forze dell'ordine e ne chiede lo sfratto.

Generale ha dalla sua parte un'amica, Caterina Maria Saccardo che, un giorno, posta su Facebook un annuncio: «Ciao a tutti, mi presento, mi chiamo Generale. Come tutti i ciuchi sono proprio simpatico e buffo, ai bambini piacciono tanto le mie orecchione... Lo ammetto, quando sono arrivato non ero proprio tranquillo, mi arrabbiavo facilmente ma capitemi, ero spaesato e avevo paura. Dato che prima vivevo in una malga, potevo esibirsi nel mio possente raglio senza tema di ritorsioni, ma ora che mi sono civilizzato devo mantenere il bon ton con i vicini. Mi hanno promesso che mi metteranno vicino un altro asinello, sarò sterilizzato e faranno di tutto per farmi abbassare il volume». Dunque sembra che la sua storia non debba finire, come si temeva, con soppressa o bistecche. E sarebbe veramente un atto ignobile, da parte dell'uomo, nei confronti di un animale che gli ha dato tanto. L'asino è un animale culturalmente antichissimo, infatti occupa il primo posto fra gli animali della creazione nell'Antico e nel Nuovo Testamento e si trova effigiato in almeno cento chiese e cattedrali romaniche, mentre la vicinanza degli asini è stata rappresentata, fra gli altri, da Apuleio a Cervantes, da Dostoevskij a Lawrence, da Stevenson a Bruno. Come non ricordare poi l'asino pensoso e riflessivo di carducciana memoria in Davanti San Guido: «Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo rosso e turchino, non si scomodò: tutto quel chiasso ei non degnò d'un guardo e a brucar serio e lento seguitò».

Come dimenticare l'eccesiva riflessività dell'asino di Buridano che, posto davanti ai due uguali mucchi fieno, si lascia morire di fame e di sete per non sapere scegliere da dove cominciare il pasto? Al di là dei significati di ottusità rivolti all'asino nei Bestiari medievali e a quelli satanici di cui è stato oggetto nel Bestiario di Cambridge, l'asino è il primo degli animali citato nella Bibbia e sempre nel Libro dei Libri, è un'asina che, durante il viaggio intrapreso dall'indovino arameo Balaam, si ferma all'apparizione di un angelo e, picchiata, parla lamentandosi ed è l'immagine di un'asina solitaria che dà voce alla sua anima, come solitario e fedele è l'asinello che scalda Gesù nella culla povera di Betlemme.

Fin dal 3000 a.C. l'asino domestico è stato usato in Medio Oriente per trasportare le merci prima ancora del dromedario. In pochi secoli il suo utilizzo si è esteso nel Mediterraneo e nel sud dell'Europa, diventando l'animale da soma e da monta più diffuso nelle civiltà dell'epoca. È dunque dall'inizio della storia che trasporta carichi e persone e tira carri con una forza indicibile. È meno veloce del cavallo, ma più robusto e il suo mantenimento è meno costoso, ha una gran resistenza e si muove agilmente su terreni difficili.

Ecco perché continua a mantenere una grande importanza in molti paesi in via di sviluppo.

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